Nei primi tre mesi dell’esercizio 2018 il settore dell’auto ha visto ricavi a livello aggregato in calo, scontando soprattutto l’impatto sfavorevole dei cambi di conversione. Performance positive, invece, a livello di gestione operativa, riconducibili principalmente ad un generale miglioramento del mix prodotti, permettendo anche un forte incremento degli utili.
Il primo trimestre 2018 si è concluso con risultati nel complesso in miglioramento per il settore dell’auto italiano, soprattutto a livello di margini operativi e utili, mentre i ricavi sono stati penalizzati da un andamento sfavorevole dei cambi.
Il fatturato è diminuito a livello aggregato del 2,2%, frutto principalmente del -2,5% segnato da Fca, che genera oltre il 90% dei ricavi complessivi del settore. La casa di Detroit ha risentito dell’impatto negativo dei cambi di conversione (+9% a parità di cambi), che ha più che compensato l’incremento dei volumi e il miglioramento del mix di prezzi.
Frenate dal Forex anche Ferrari (+1,2%, +6,2% a cambi costanti) e, nella componentistica, Pirelli (-2,2%, +5,7% la crescita organica), Brembo (+4%, +8,7% a cambi costanti) e Sogefi (-2,7%, +2,8% a cambi costanti).
In lieve aumento il fatturato di Piaggio (+1%, +6,7% a parità di cambi) con le buone performance in India e in Asia Pacific che hanno controbilanciato la flessione in Emea e Amricas.
A livello di gestione operativa, Ebitda ed Ebit sono cresciuti rispettivamente del 7,4% e del 6,2%, beneficiando di un generale miglioramento del mix prodotto e dell’effetto prezzi positivo, che hanno compensato l’effetto cambi negativo e, per quanto riguarda la componentistica, l’aumento dei costi delle materie prime.
Spiccano in particolare le buone performance di Ferrari (+12,4% l’Ebitda e +18,6% l’Ebit) e Pirelli (+5,7% l’Ebitda e +4,1% l’Ebit, escludendo gli oneri non ricorrenti e i costi di start up). La casa di Maranello ha portato la propria marginalità a livello di Ebitda margin a superare il 31% e a livello di ros al 21%, confermandosi a livello di società del lusso, mentre il gruppo della Bicocca ha beneficiato soprattutto del miglioramento del price/mix con la spinta sul segmento high value.
La forte performance operativa ha poi consentito al comparto di chiudere il trimestre con un utile netto in crescita a livello aggregato del 48,1 per cento. A tale risultato hanno contribuito anche una diminuzione degli oneri finanziari netti, grazie a una generale riduzione del debito rispetto al primo trimestre 2017, e un minor carico fiscale per le società operanti in Usa, come Fca, grazie alla riforma voluta dall’amministrazione Trump.
Dal lato patrimoniale l’indebitamento, rispetto al 31 dicembre 2017 è diminuito di circa 200 milioni a 6,8 miliardi, frutto principalmente del dimezzamento del debito di Fca, mentre l’incremento registrato da società come Pirelli riflette la stagionalità del business.
Discorso a parte, infine, per Cnh che ha riportato risultati in forte miglioramento (+19% i ricavi e +85% l’Ebit), soprattutto grazie a maggiori volumi e migliori prezzi netti, mentre l’utile netto adjusted è sostanzialmente quadruplicato per effetto della minor aliquota fiscale Usa.