Nell’ultima seduta della settimana le Borse europee chiudono contrastate. Sottotono Milano e Madrid, appesantite dall’incertezza politica, con il Ftse Mib in calo dell’1,5% a 22.398 punti e l’Ibex 35 in perdita dell’1,7 per cento. Variazioni più contenute per il Cac 40 di Parigi (-0,1%) e il Ftse 100 di Londra (+0,2%) mentre il Dax di Francoforte termina in rialzo dello 0,6%, sostenuto anche dalle indicazioni sulla fiducia delle imprese tedesche.
Negli Usa, invece, l’attenzione resta focalizzata sui rapporti commerciali con la Cina e sulle tensioni con la Corea del Nord, nonostante la risposta moderata di Kim Jong-un alle accuse di Trump, con i listini americani che scambiano intorno alla parità.
Nel Vecchio Continente continua a destare preoccupazione il nascente governo italiano, in particolare per la possibile nomina dell’economista anti-euro Paolo Savona al Tesoro. Timori a cui si sommano quelli provenienti dalla Spagna, dove l’opposizione è pronta a votare la sfiducia al governo Rajoy in seguito alla condanna per corruzione del Partito Popolare spagnolo e del suo tesoriere.
Incertezze che si riflettono in particolare sul comparto obbligazionario, con i rendimenti di Btp e Bonos in ascesa rispettivamente al 2,44% (dopo avere superato anche il 2,5%) e all’1,44%, in controtendenza rispetto agli altri governativi. Lo spread fra il decennale italiano e quello tedesco risale di 12 bp a 203 punti base, complice il flight to quality che agevola gli acquisti sul Bund, ma chiude al di sotto dei massimi intraday oltre quota 210 bp.
Sul fronte macro, l’indice Ifo di maggio non ha deluso le aspettative, pur non brillando; la fiducia delle aziende tedesche è rimasta sostanzialmente stabile rispetto ad aprile (102,2 punti), le aspettative di business hanno confermato la lieve flessione prevista dagli analisti (98,5 punti) e la valutazione sulla situazione corrente ha superato le attese (106 punti). In calo gli ordini di beni durevoli statunitensi (-1,7% ad aprile, stima flash), mentre la seconda stima preliminare sul Pil britannico del primo trimestre (+0,1% t/t, +1,2% a/a) ha confermato un rallentamento rispetto al quarto trimestre 2017.
Sul Forex il cambio euro/dollaro scende a quota 1,166, con la moneta unica penalizzata dalle incertezze politiche, mentre il dollaro/yen è pressoché invariato a 109,1. In flessione la sterlina a 1,332 rispetto al biglietto verde e invariata contro euro, dopo che l’Unione Europea ha respinto gran parte delle proposte del Regno Unito in merito alle relazioni post-Brexit.
Tra le materie prime, l’oro si stabilizza sopra i 1.305 dollari l’oncia. Prosegue invece la discesa delle quotazioni del petrolio in scia ai timori di un aumento della produzione Opec per compensare le minori forniture di Iran e Venezuela, con Wti e Brent in calo di oltre il 3% rispettivamente a 68 e 76,3 dollari al barile.
Tornando a Piazza Affari, lettera sul settore creditizio, che risente dell’incertezza politica legata alla formazione della lista dei ministri da parte del premier incaricato Giuseppe Conte, in particolare per quanto riguarda l’inquilino del Tesoro. Inoltre, sono incerti anche i possibili impatti sul comparto della linea di azione del nuovo esecutivo. Vendite in particolare su BANCO BPM (-7,3%) ma anche su FINECO (-4,3%), MEDIOBANCA (-4%), UNICREDIT (-3,9%), INTESA SANPAOLO (-3,2%) e UBI (-3%).
In ribasso anche utilities e petroliferi, mentre chiudono in controtendenza MONCLER (+3,8%) e LEONARDO (+2,2%), scelta dal governo canadese per una commessa da 1 miliardo di dollari per l’upgrade di 14 elicotteri. Acquisti anche su CAMPARI (+2%), PIRELLI (+2%) e STM (+1,7%).
Invariata FCA, che ha annunciato il richiamo di 4,8 milioni di veicoli a causa di software difettosi che potrebbero impedire ai conducenti di disattivare il cruise control.