L’esecutivo guidato dal socialista Pedro Sanchez, che ha giurato lo scorso sabato nella mani del re Felipe VI, ha intenzione di rivedere la politica energetica del Paese iberico seguita finora dal governo di Mariano Rajoy, sfiduciato venerdì dal parlamento di Madrid.
In particolare, la nuova maggioranza vuole incentivare maggiormente lo sviluppo delle rinnovabili rispetto al precedente esecutivo, mentre non è stata ancora ben definita una posizione sul nucleare, anche se è necessario ricordare che Sanchez è contrario all’estensione della vita utile delle centrali atomiche.
Se le intenzioni del nuovo esecutivo si trasformeranno in provvedimenti legislativi, la svolta nella politica energetica spagnola potrebbe essere positiva per Enel che è attiva nella penisola iberica attraverso la controllata al 92,06% Endesa, il cui margine operativo nel primo trimestre 2018, pari a 880 milioni di euro, ha pesato per il 21,8% sul totale del gruppo Enel.
Ricordiamo che al 31 marzo dell’esercizio in corso su una capacità installata totale di 22.698 MW, 4.758 MW sono di idroelettrico (21% del totale), 1.618 MW sono di eolico (7,1% del totale), 14 MW di solare (0,1% del totale), 3.318 MW di nucleare (14,6% del totale), 5.168 MW di centrali a carbone (22,8% del totale), 5.445 MW di impianti CCGT (24% del totale) e 2.377 MW di centrali a olio combustibile e gas (10,5% del totale).