Banche – Di nuovo in calo (-2,6%) per il rialzo dello spread

Settore bancario nuovamente fortemente penalizzato dal rialzo dello spread Btp-Bund, balzato a 250 punti. Nella seduta di oggi l’indice Ftse Italia Banche lascia sul terreno il 2,6%, sfiorando verso le 11:00 il minimo dell’anno toccato il 29 maggio a quota 9.557 punti.

Lo scivolone di oggi trascina il calo dell’ultimo mese dei bancari a oltre il -22%, portando la performance a un anno negativa del 7 per cento. I timori finanziari hanno quindi azzerato la ripresa dei titoli del settore che, prima della bufera politica, erano riusciti a riprendere quota grazie ai buoni risultati delle trimestrali e al miglioramento dei fondamentali dato all’intenso lavoro di de-risking portato avanti da tutti gli istituti di credito.

A determinare la nuova fiammata dello spread è stato il discorso di investitura del nuovo presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha ribadito di volersi attenere al programma contenuto nel contratto del governo di cambiamento, prefiggendosi di attuare tutte le proposte avanzate. Un programma che prevede notevoli spese e investimenti, senza chiarire quali potrebbero essere le coperture finanziarie di tale programma. Una prospettiva che ha spaventato i mercati finanziari che vorrebbero avere un dettaglio di come l’Italia intenda ridurre il proprio debito pubblico, che ha superato i 2.000 miliardi, e non gradiscono politiche che lo possano ancora incrementare.

D’altro canto, Conte ha anche lanciato un messaggio tranquillizzante escludendo che il nuovo governo abbia in programma l’uscita dall’euro per l’Italia. Un tema sul quale vi era stata una certa ambiguità e che è costato il raggiungimento del picco di quota 320 pb dello spread e la decisione di non accettare la candidatura di Paolo Savona a ministro dell’Economia da parte del capo dello Stato durante il tentativo della settimana scorsa.

Tra i titoli più colpiti vi sono i principali del settore, Intesa Sanpaolo che perde il 3% a 2,4 euro e UniCredit che cede il 2,3% a 13,7 euro. Questo elemento, e cioè che non siano state scelte le banche più deboli ma che le vendite riguardino i campioni del settore, lascia pensare che si tratti di grandi investitori istituzionali esteri che hanno deciso di alleggerire la presenza sul settore finanziario in Italia.