Nuovi scandali per l’industria dell’auto tedesca, già sotto esame per aver nascosto gli eccessi delle emissioni diesel inquinanti. Ieri, le autorità hanno reso noto che un altro top manager di Volkswagen è indagato per frode ed emissione di certificati falsi, mentre a Daimler è stato ordinato il richiamo di 774 mila veicoli equipaggiati con software illegali sul controllo delle emissioni.
Dopo l’ormai nota vicenda del Dieselgate scoppiata nel 2015, ora è finito nel mirino delle autorità un altro marchio della casa di Wolfsburg. Ieri gli inquirenti hanno perquisito le abitazioni private e gli uffici personali di Rupert Stadler, numero uno del brand Audi, manager che si aggiunge alla lista dei dirigenti attualmente sotto inchiesta che include l’ex ad di Volkswagen Martin Winterkorn, il suo successore Martin Muller, l’attuale capo del consiglio di sorveglianza Hans Dieter Poetsch e l’attuale ceo Herbert Diess.
Sempre ieri, il ministero dei Trasporti tedesco ha ordinato a Daimler un maxi richiamo di veicoli diesel in Europa, poiché dotati di dispositivi ritenuti inammissibili per ridurre l’efficacia del controllo sulle emissioni.
I due episodi, seppur direttamente non collegati, dimostrano le difficoltà del settore auto tedesco di superare uno scandalo che dura ormai da più di due anni e che sembra destinato a portare al progressivo abbandono del diesel.
Le vendite stanno diminuendo e città come Amburgo hanno già vietato l’accesso nelle aree più trafficate a modelli diesel più vecchi per timori legati alla salute.