Dopo avere realizzato con successo le principali grandi cessioni previste dal piano industriale, ora si registra un rallentamento nel processo di vendita degli asset di minor peso di Carige, che non rientrano tra le attività strategiche del gruppo genovese. In particolare, non sono arrivare offerte sufficientemente allettanti per l’acquisto della sede romana della banca.
Si tratta di un prestigioso palazzo in via Bissolati con una superficie lorda di circa 3.100 metri quadri, otto piani fuori terra e due interrati.
L’immobile è al momento la sede dell’istituto nella capitale ed è iscritto in bilancio a un elevato valore di carico, per cui la banca punta a una valutazione di circa 20 milioni. Nel complesso, Carige intende ricavare circa 200 milioni dalle cessioni immobiliari. Buona parte di tale cifra è già stata incassata dal gruppo guidato da Paolo Fiorentino, che ha venduto lo scorso anno la sede di Milano in corso Vittorio Emanuele per 107,5 milioni.
Altra operazione ancora in stallo è la vendita del del 20,6% dell’Autostrada dei Fiori. Su questo fronte la controparte di riferimento, cioè la Sias della famiglia Gavio che possiede il restante 70%, non è interessata a sborsare altri quattrini per rilevare una partecipazione di minoranza. Il valore di carico di tale partecipazione per Carige è 87 milioni.
L’ultima dismissione conclusa il 30 maggio scorso è stata l’accordo con Ibm per il conferimento delle attività informatiche di Carige a una jv controllata dal gruppo Usa.
Nella seduta di oggi i titoli Carige segnano un calo dell’1,2% a 0,0079 euro, con scarsi volumi di scambi. Nel contempo, l’indice Ftse Italia Banche scende dello 0,8 per cento.