Prende corpo la partnership tra Intesa Sanpaolo e BlackRock. Carlo Messina, amministratore delegato della banca, l’aveva anticipata quando ha presentato il piano industriale, affermando che avrebbe realizzato un’importante operazione per sviluppare l’attività nell’asset management.
E ora, dopo i successi in Italia di Eurizon, è pronto a fare il salto internazionale. Un passaggio che prevede l’alleanza con un global player mondiale a cui riservare l’ingresso nel capitale di Eurizon, con una quota compresa tra il 10% e il 20% del capitale.
Secondo gli ultimi rumor i colloqui, dopo avere sondato alcuni dei principali operatori internazionali tra cui JP Morgan, si sarebbero sviluppati con BlackRock, colosso statunitense del risparmio gestito, già presente in Italia dove occupa la sesta posizione per dimensioni, secondo la classifica di Assogestioni, con asset pari a 73 miliardi. Intesa Sanpaolo detiene la seconda posizione con masse gestite che sfiorano i 400 miliardi.
I fondi di BlackRock detengono parecchie partecipazioni di rilievo nelle principali società quotate a Piazza Affari, tra queste anche il 5,3% di Intesa Sanpaolo, di cui sono il secondo azionista alle spalle della Compagnia di Sanpaolo che possiede il 7,3 per cento.
I vantaggi per BlackRock. L’appeal dell’operazione per il gruppo Usa guidato dal Larry Fink sono piuttosto evidenti. BlackRock è la più grande società di risparmio gestito al Mondo, ha una notevole posizione in Europa e in Italia in particolare che considera, insieme a Germania, Francia e Svizzera, uno dei quattro mercati prioritari per lo sviluppo nel Vecchio Continente dai quali si aspetta il 60/70% della crescita nella regione.
E l’accordo con Intesa Sanpaolo permette di accedere a una delle principali reti distributive della penisola che, con un risparmio delle famiglie pari a circa 4.400 miliardi, è sicuramente un mercato molto interessante per i gruppi esteri.
L’intesa, oltre all’ingresso nel capitale, dovrebbe prevedere anche un accordo distributivo che permetterebbe al gruppo Usa di offrire i propri prodotti alla clientela di Intesa Sanpaolo.
BlackRock ha cavalcato l’onda dei prodotti passivi e offre una vasta gamma di Etf con basse commissioni. Al colosso americano, inoltre, potrebbe essere delegata la gestione di asset class o specifiche aree geografiche.
I vantaggi per Intesa Sanpaolo. L’alleanza con un operatore internazionale come BlackRock potrebbe permettere al gruppo italiano di concentrare le risorse nelle aree di maggiore competenza, allargando il proprio know how con un expertise internazionale.
Inoltre, la cessione di una quota di minoranza della società di gestione ne permetterebbe la valorizzazione, anche in vista di una futura quotazione ove fosse ritenuto opportuno. Un’operazione grazie alla quale aumentare in modo significativo sia la generazione di cassa sia le plusvalenze, mantenendo intatta la presa sul business e tutte le capacità operative.
Intesa Sanpaolo, secondo le stime di mercato, potrebbe portare a casa una cifra vicina ai 500/600 milioni per il 10 per cento. Sicuramente un elemento che potrebbe essere apprezzato dagli azionisti della banca ai quali è stato promesso un pay-out dell’85% nel 2018. Da notare che Intesa Sanpaolo ha già messo fieno in cascina per l’anno in corso con la plusvalenza da 400 milioni realizzata grazie alla vendita della piattaforma di servicing dei crediti deteriorati a Intrum.
Tuttavia, se l’accordo si limitasse a vendere una quota di minoranza, fare un po’ di cassa e dare la gestione degli asset internazionali a BlackRock aprendo le porte alla distribuzione dei loro prodotti in Italia, l’esito dell’alleanza sarebbe riduttivo.
Come diventare un player internazionale. L’obiettivo del gruppo guidato da Messina è quello di crescere sui mercati internazionali e la convinzione è che la presenza nel capitale di un colosso internazionale possa rappresentare un “facilitatore” di nuove partnership o acquisizioni di gruppi che non accetterebbero di essere fagocitati da un player nazionale, ma entrerebbero a fare parte di una piattaforma più articolata.
“Il nostro piano ipotizza una partnership con un operatore di dimensioni globali, che funga da acceleratore delle nostre strategie di crescita nell’asset management, garantendo anche successivi accordi con operatori di dimensioni uguali o inferiori alle nostre, che più facilmente potrebbero poi accettare di entrare a far parte di un polo ampio e dalla governance condivisa. Noi siamo molto interessati a investire nel mondo dei fondi alternativi e il partner potrebbe aiutarci a rendere più ricca la nostra offerta in questo settore”, aveva dichiarato alla stampa Tommaso Corcos, amministratore delegato di Eurizon.
Nel settore dell’asset management le economie di scala ottenibili aumentando le masse sono veramente notevoli. Attualmente Eurizon è già molto efficiente e presenta un basso cost/income ratio ma il settore richiederà sempre maggiori investimenti in risorse qualificate e in digitalizzazione, per cui la massa critica rappresenterà un vantaggio competitivo cruciale nella competizione globale.