Alla vigilia dell’appuntamento Pitti Uomo in corso da oggi a Firenze e fino al prossimo 15 giugno, la sezione moda di Confindustria ha pubblicato le stime dei primi due mesi del 2018 dell’export menswear dell’industria italiana, dalle quali emerge la crescita dell’export e il rimbalzo dell’import.
Nel dettaglio, l’export di menswear registra un incremento del +2,6%, mentre l’import cresce del 6,2 per cento. In particolare, il fatturato estero risulta sostenuto, ancora una volta, dalla maglieria (+7,7%) e dalla confezione (+2%). Viceversa, le altre categorie merceologiche mostrano un calo dell’export (-3,7% per l’abbigliamento in pelle, -4,4% per la camiceria, -10,6% per le cravatte).
In queste prima battute del 2018, in riferimento ai mercati di sbocco, si riscontrano dinamiche positive per Germania, Cina e Russia, nonché per Corea del Sud e Austria, mentre risulta sostanzialmente stabile il mercato francese. Registra invece una contrazione delle vendite di circa il 5% il mercato statunitense (quinto maggiore buyer) rispetto al pari periodo 2017.
Dall’indagine campionaria condotta dal Centro Studi Confindustria Moda sul panel di aziende associate Smi (Sistema Moda Italia) attive nel comparto uomo, emerge l’83,3% delle società iscritte prevedono la prosecuzione del trend positivo , mentre il 16,7% confida in un ulteriore miglioramento. Per lo stesso panel, gli ordini raccolti nel corso del primo trimestre, pur provvisori, risultano in aumento, sia nel caso del mercato italiano sia di quello estero.
Si ricorda, infine, che la moda maschile italiana (abbigliamento in tessuto, maglieria esterna, camiceria, cravatte e abbigliamento in pelle) ha chiuso il 2017 con un turnover a quota 9,3 miliardi (+3,4%), importo che rappresenta il 17,2% circa del giro d’affari complessivamente generato dalla filiera tessile-moda nazionale e il 27,4% circa della sola parte abbigliamento.