Il Ftse Mib chiude in rialzo dell’1,2% a 22.486,32 punti, nel giorno in cui il Consiglio direttivo della Bce ha deciso che i tassi di interesse rimarranno invariati almeno fino all’estate del 2019. Ben intonate anche tutte le altre Borse europee: Dax di Francoforte (+1,7%), Cac 40 di Parigi (+1,4%), Ftse 100 di Londra (+0,8%) e Ibex 35 di Madrid (+0,7%).
Oltreoceano, Wall Street viaggia in positivo premiata anche dai dati macro migliori del previsto, con le vendite al dettaglio che sono cresciute molto più delle attese. Il Dow Jones guadagna lo 0,1%, l’indice S&P 500 avanza dello 0,3%, mentre il Nasdaq fa segnare un rialzo dello 0,8 per cento.
Nell’appuntamento chiave probabilmente dell’intero anno, Mario Draghi e colleghi hanno fissato una forward guidance sui tassi, annunciando che non imporranno una stretta monetaria prima di settembre 2019. La Fed, invece, sta andando nella direzione esattamente opposta.
Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, la Bce ha confermato che intende effettuare gli acquisti netti di attività all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi sino alla fine di settembre 2018. Dopo di che, il ritmo mensile degli acquisti sarà ridotto a 15 miliardi fino alla fine di dicembre 2018, quando terminerà definitivamente.
“Le nuove stime di crescita della Bce non riflettono le nuove misure sui dazi doganali annunciate dagli Stati Uniti. Riflettono quelle già annunciate e il loro impatto per il momento è stato limitato”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in conferenza stampa a Riga, sottolineando come sia importante mantenere quel clima di collaborazione che ha caratterizzato il mondo occidentale negli ultimi anni. Se invece la guerra “Stati Uniti-Resto del Mondo” – come Draghi l’ha definita – porterà a nuove misure e ritorsioni, allora l’impatto potrebbe essere molto più significativo.
Le politiche monetarie agli antipodi tra Stati Uniti ed Eurozona mettono sotto pressione l’euro e rafforzano il dollaro sul breve/medio termine. Il cambio euro/dollaro scende in area 1,16 (-1,3%). Lo yen si mantiene in area 110 nei confronti del biglietto verde e sotto quota 129 rispetto alla moneta unica, in attesa dell’appuntamento di domani con la Bank of Japan.
Tra le materie prime, l’oro sale a 1.308 dollari l’oncia. Poco mosse le quotazioni del petrolio, con Wti e Brent rispettivamente a 66,6 e 76,2 dollari al barile.
Nel comparto del reddito fisso, infine, il rendimento del decennale italiano cala al 2,74%, separato da un differenziale con il Bund tedesco in discesa a 231 punti base.
Tornando a Piazza Affari, gli acquisti premiano PRYSMIAN (+5,8%), seguita da FERRARI (+3,7%), che si mantiene sui massimi storici toccati ieri.
Ben intonata anche POSTE ITALIANE (+2,4%) dopo l’annuncio, ieri, dell’accordo con Amazon per la consegna di prodotti di e-commerce anche in orario serale e nel fine settimana. Un quotidiano oggi torna sulla possibile partnership nell’Rc auto con una compagnia assicurativa.
Rialzi frazionario per ITALGAS (+0,6%), che ieri ha annunciato il piano industriale al 2024 sopra le stime per quanto riguarda gli investimenti destinati all’M&A e con una politica dei dividendi che potrebbe essere più generosa nel periodo 2018-2021.
Poco mossa MEDIASET (+0,3%), che non è riuscita ad aggiudicarsi i diritti per la trasmissione delle partite di serie A nel prossimo triennio sulla pay tv Premium.
In fondo al listino troviamo i bancari con UNICREDIT (-1,2%), MEDIOBANCA (-1%), INTESA (-0,2%) e UBI (-0,1%).