Obbligazioni – “Economy is doing very well”

L’incipit del presidente della Fed, Jerome Powell, spiega da sé il processo di normalizzazione della politica monetaria negli Stati Uniti che proseguirà secondo un percorso ben definito, salvo imprevisti, e i cui sviluppi, soprattutto, saranno accompagnati da una più continua e intensa comunicazione a partire dal prossimo gennaio.

La crescita americana, anche grazie allo stimolo fiscale, continuerà nei prossimi due anni secondo le previsioni della Fed, ma ad un tasso più contenuto, passando dal 2,8% del 2018 al 2,4% del 2019 e al 2% del 2020.

Inflazione prevista attorno all’obiettivo simmetrico del 2% e un tasso di disoccupazione che resterà prossimo agli attuali livelli, i più bassi dell’ultimo ventennio.

Nulla cambia nella politica monetaria, sottolinea Powell, che è e resta accomodante con i livelli dei tassi di riferimento (Fed Funds) riconfermati al 2,4% per l’anno in corso, al 3,1% che sale al 3,4% per i due successivi.

Il rendimento del T-bond, che era risalito ieri al 2,98%, riapre stamane di due centesimi più basso mentre il dollaro si indebolisce portandosi verso quota 1,1820 contro l’euro, nell’attesa di vedere cosa si dirà oggi da Riga, sede inusuale della riunione della Bce.

I tassi europei guadagnano un paio di centesimi e gli spread restano nel complesso invariati. Comportamenti tipici della scarsità di scambi che accompagna l’odierna mattinata europea.