Giornata negativa per le Borse europee, che chiudono ben al di sotto della parità. Il Ftse Mib di Milano archivia gli scambi in calo dell’1,3% a 22.190 punti, mediamente in linea con il Dax di Francoforte (-0,7%), il Ftse 100 di Londra (-1,7%), il Cac 40 di Parigi (-0,5%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,9%), mentre a Wall Street gli indici americani cedono tra lo 0,5% e l’1% del Dow Jones.
Archiviate le riunioni di Fed e Bce, l’attenzione è tornata a spostarsi sulle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, con l’amministrazione Trump che ha approvato nuovi dazi su una lista di prodotti cinesi per circa 50 miliardi di dollari. Imposizioni a cui Pechino è pronta a rispondere allo stesso modo, facendo di fatto saltare gli accordi presi durante le ultime trattative. Intanto, anche l’Ue sarebbe al lavoro per predisporre adeguate contromisure da adottare verso gli Stati Uniti in risposta alle tariffe su acciaio e alluminio.
Per quanto riguarda il fronte macroeconomico, in mattinata sono stati diffusi i numeri finali di maggio sull’inflazione dell’Eurozona, che si conferma in crescita all’1,9% (+1,1% il dato core) e torna a salire verso il target della Bce. In ripresa anche i prezzi al consumo in Italia (+1%), mentre gli ordinativi industriali registrano una diminuzione congiunturale ad aprile.
Negli Usa, invece, la produzione industriale dello scorso mese ha registrato a sorpresa una battuta d’arresto, segnando un -0,1% su base mensile rispetto al +0,2% atteso dagli analisti e al +0,9% di aprile.
Sul mercato obbligazionario prosegue la discesa dei rendimenti sui titoli di Stato europei, all’indomani dell’annuncio della Bce sull’uscita definitiva dal Qe a fine anno, passando per una riduzione dell’importo mensile degli acquisti (da 30 miliardi a 15 miliardi) a partire da fine settembre. Il tasso sul Btp decennale si attesta al 2,6%, con uno spread dal Bund a 219 punti base.
Sul Forex il cambio euro/dollaro si riporta sopra 1,16, dopo essersi rimangiato i guadagni di due settimane in scia alle delibere dell’Eurotower. Poco mosso il dollaro/yen a 110,5 in seguito alla riunione della Bank of Japan, che ha lasciato invariata la propria politica monetaria e abbassato le stime di inflazione.
Tra le materie prime, infine, l’oro sprofonda a 1.278 dollari l’oncia. In calo di oltre tre punti percentuali le quotazioni del petrolio, con Brent e Wti rispettivamente a 73,3 dollari e 64,6 dollari al barile, in scia agli scontri interni al gruppo formato dall’Opec e dai suoi alleati in merito alla riduzione dei tagli alla produzione. Russia e Arabia Saudita intendono aumentare radualmente la produzione per sopperire al deficit di Iran e Venezuela, trovando però l’opposizione di questi ultimi due Paesi e dell’Iraq.
Tornando a Piazza Affari, le vendite investono soprattutto i petroliferi, in scia al calo del greggio, ma anche le banche, che comunque riducono leggermente il passivo nel finale, scontando anche qualche presa di beneficio. Sottotono TENARIS (-4,6%), SAIPEM (-4,2%) e UBI (-3,2%). In controtendenza CAMPARI (+1,4%), BUZZI (+0,8%) e PIRELLI (+0,7%).