L’ultima seduta settimanale è stata fortemente sotto pressione per il settore dell’Oil & Gas, penalizzato dal repentino calo delle quotazioni del petrolio.
A Piazza Affari infatti il Ftse Italia Petrolio e Gas Naturale ha lasciato sul terreno il 2,4 per cento, in scia alle vendite che hanno colpito le tre big del settore Eni (-2,3%), Saipem (-4,2%) e soprattutto Tenaris (-4,6%).
Contestualmente, poco dopo la chiusura, i futures sul greggio evidenziavano un netto calo, con il Wti a 64,7 $/bl (-3,3%) e il Brent a 73,3 $/bl (-3,5%).
Ad innescare il crollo odierno è stato l’esplodere dell’incertezza, maturata in queste settimane, sulle prossime mosse dell’Opec e della Russia, che si riuniranno la prossima settimana per decidere se aumentare o meno la produzione alleggerendo i tagli iniziati ad inizio 2017.
Russia e Arabia Saudita hanno più volte ribadito l’intenzione di aumentare gradualmente l’output di greggio per prevenire un eventuale calo della domanda, ventilato dall’IEA, che potrebbe avere inizio se il prezzo del petrolio si mantenesse sui livelli evidenziati nelle scorse settimane quando ha toccato i massimi dal 2014, a 72,9 $/bl il Wti e 80,5 $/bl il Brent.
L’aumento della produzione nei paesi Opec e nei suoi alleati è infatti utile a sopperire al calo di Iran, che da novembre sarà colpito dalle sanzioni Usa, e Venezuela, dove la crisi politica ed economica ha ridotto drasticamente l’output.
I due Paesi però, affiancati dall’Iraq, si oppongono con forza alla decisione di Russia e Arabia Saudita, denunciando l’influenza degli Stati Uniti che hanno più volte accusato l’Opec di mantenere i prezzi alti in modo artificioso.
Il prossimo passo è atteso per venerdì 22 giugno, quando l’Opec e i suoi alleati si incontreranno a Vienna per discutere e deliberare sulla questione.