Nicola Maria Fioravanti, responsabile Divisione Insurance Intesa Sanpaolo, è intervenuto nel corso del convegno su “Le nuove prospettive dell’assicurazione” organizzato dalla banca a Torino, per ribadire l’impegno del gruppo fissato dal nuovo piano industriale di diventare uno dei primi operatori nel ramo danni non motor, dopo avere già conquistato la leadership nel settore vita. Una crescita che farà da driver allo sviluppo del settore in Italia, attualmente ancora sottopesato rispetto ad altri Paesi.
“L’obiettivo di Intesa Sanpaolo supporterà la crescita del mercato italiano non-motor retail, al momento fortemente sottopenetrato rispetto ad altri mercati europei, creando nuova occupazione per il Paese”, ha affermato Fioravanti.
Il target di Intesa Sanpaolo è raggiungere 2,5 miliardi di premi nel 2021, dai 400 milioni dello scorso anno. Un salto notevole che per essere realizzato dovrà essere accompagnato, secondo il manager, da “una trasformazione dell’offerta e del modello di business assicurativo che dovrà essere attuata dalle grandi assicurazioni italiane”. A guidare la trasformazione sarà “comprendere i bisogni delle famiglie italiane, dei giovani e dei senior, evolvere nel ruolo degli assicuratori facendoli diventare partner delle famiglie e sviluppare modelli operativi facendo leva sulle innovazioni tecnologiche, ad esempio nella gestione del rischio”.
Il minore investimento delle famiglie italiane nella protezione è stato confermato nel corso della tavola rotonda che da Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania.
“C’è un gap assicurativo in Italia: siamo un Paese sottoassicurato e questo rappresenta una vulnerabilità del Paese, di famiglie e imprese. Mentre in altri Stati si è obbligati ad assicurarsi, come in Francia per la casa. Vedo però l’obbligatorietà come l’ultima spiaggia”, ha osservato Farina, in particolare “le piccole e medie imprese sono molto sottoprotette, così come le abitazioni italiane. Il 78% delle case in Italia è esposto ad un rischio medio/alto, anche a causa dei cambiamenti climatici, ma solo il 2% è assicurato. Ogni anno riparare i danni ci costa 3 miliardi e dei morti. Occorrerebbe una gestione ex ante del rischio”.