Brusco calo questa mattina delle quotazioni del petrolio, con il Wti che, intorno alle 12:10, arretra dell’1,8% a 64,5 $/bl, mentre il Brent scambia a 73,3 $/bl, in ribasso dell’1,9 per cento.
Un andamento che influenza le vendite sul Ftse Italia Petrolio e Gas Naturale, che cede 1,1 punti percentuali, per effetto dei cali di Eni (-1%) e Saipem (-0,8%). In leggero progresso invece Tenaris (+0,2%), sostenuta però dall’upgrade di Exane.
Il calo del greggio è legato alle indiscrezioni delle ultime ore che danno sempre più probabile il raggiungimento di un accordo sull’aumento della produzione in seno all’Opec+, che si riunirà domani a Vienna, dopo i segnali sempre più distensivi arrivati dall’Iran.
Esito probabile riportato oggi dalle parole del Ministro dell’Energia saudita Al-Falih, che ha confermato l’avvicinamento di una soluzione, vista la necessità di pompare almeno un milione di barili al giorno di greggio sul mercato nella seconda parte dell’anno, al fine di incontrare la domanda.
In merito all’accordo, le ultime indiscrezioni parlavano dunque di una proposta saudita per un aumento della produzione di 0,6 milioni di barili al giorno rispetto alla riduzione accordata, inferiori però agli 1,5 milioni richiesti dalla Russia.
Ripercorrendo le ultime settimane, l’aumento della produzione, o in altro modo la riduzione dei tagli, nei Paesi Opec+ è diventato lo snodo cruciale al fine soddisfare la domanda globale e fermare i rally dei prezzi che a maggio hanno toccato i massimi dal 2014, compensando i cali dell’output principalmente di Venezuela, affetto da una forte crisi, ed Iran, oggetto delle sanzioni Usa a partire da novembre.
Questi fattori avevano infatti in parte portato la riduzione di petrolio fino a 2,8 milioni di barili al giorno, un milione oltre quanto previsto dagli accordi stipulati in seno all’Opec+ allo scopo di riequilibrare il mercato e ridurre le scorte di petrolio.
In queste settimane Iran, Venezuela e Iraq si erano sempre mostrati fortemente contrari alla proposta, con il primo pronto a mettere il veto all’aumento della produzione, spinta invece fortemente da Arabia Saudita e Russia e invocata più volte dagli Stati Uniti.
Una decisione definitva dovrebbe essere presa domani nella giornata conclusiva del meeting di Vienna e da quella si potrà intuire l’andamento del settore nei prossimi mesi.
Nel frattempo, sembrano vicine a risolversi le tensioni in Libia dopo che il generale Haftar ha rimesso le mani sui terminal petroliferi di Es Sider e Ras Lanuf, danneggiati negli scorsi giorni dagli scontri tanto da ridurre la produzione del Paese nordafricano a 700 mila barili al giorno.