Carige – Ancora incertezza sugli assetti dopo l’uscita di Tesauro

Nuova incertezza al vertice di Carige. L’uscita di scena del presidente Giuseppe Tesauro conferma che la guerra sotto traccia, che aveva mostrato qualche guizzo con gli interventi critici di Malacalza, principale azionista della banca, nei confronti della gestione dell’aumento di capitale e di alcune scelte di comunicazione dell’Ad Paolo Fiorentino, non è sopita.

Difficile capire come si muoveranno gli equilibri che vedono contrapposti da una parte la famiglia Malacalza, più importante e storico socio della banca con una quota del 20,6%, e dall’altra Raffaele Mincione, entrato dopo l’aumento di capitale con una quota del 5,4 per cento.

Malacalza non ha gradito l’ingresso e il tentativo di scalzarlo dalla posizione di dominus dell’istituto nel quale ha investito buona parte del suo patrimonio.

In passato l’imprenditore piacentino era entrato in rotta di collisione con alcuni manager alla guida della banca, tra cui Guido Bastianini, non esitando a favorire una loro uscita. Ma fare lo stesso con Fiorentino potrebbe non essere opportuno. Il manager sta portando avanti con successo la delicata opera di messa in sicurezza dell’istituto. Dopo avere portato a termine il difficile aumento di capitale, sta terminando la campagna di dismissioni e al contempo sta realizzando il piano di de-risking con risultati che vedono il raggiungimento degli obiettivi del piano con anticipo.

Una sua uscita potrebbe essere presa male dal mercato. D’altronde Fiorentino, pur essendo stato portato alla guida della banca da Malacalza, non ha mei nascosto un certo feeling con Mincione. A lui lo lega l’obiettivo strategico per il futuro dell’istituto, che ritiene sia quello di traghettarlo, dopo averlo risanato, verso una fusione, o per meglio dire vendita, a una banca di maggiori dimensioni.

Una strada non condivisa da Malacalza. E neppure da Tesauro che a febbraio aveva dichiarato: “È proprio sicuro che ci sia bisogno di un matrimonio per Carige? Io ne ho fatto solo uno che dura da cinquant’anni”. E sugli azionisti della banca aveva poi commentato “ha un azionista forte, che viene dall’economia reale ed è importante, perché non è di quelli che hanno giocato a monopoli tutta la vita”.

Ma perché nonostante la differenza di vedute Tesauro ha deciso di dimettersi proprio ora? Una spiegazione potrebbe essere legata all’indagine in corso da parte della Consob, che ha aperto un fascicolo sulla decisione del presidente di respingere al mittente la richiesta di Mincione di avere un posto nel cda e che ne ha informato solo successivamente il board.

Intanto intorno alle 15:15 a Piazza Affari le azioni della banca genovese flettono del 2,4% a 0,0079 euro, facendo peggio del settore (-0,2%), con volumi non rilevanti.

Se da una parte infatti le azioni non reagiscono in modo nervoso al cambio del vertice, dall’altra non si sono ancora verificati gli attesi acquisti di Mincione, che aveva dichiarato di voler arrivare al 9%, o d’altro canto della famiglia Malacalza, che era stata autorizzata dalla Bce a salire fino al 28 per cento.

Intanto Andrea Soro, Cfo di Carige, ha dichiarato che “i cambiamenti nella governance non rallenteranno le operazioni previste dal piano industriale, siamo sereni”.

Quanto alla prevista emissione di bond, ha affermato: “Siamo pronti, stiamo alla finestra, attendiamo condizioni di mercato migliori”.