Titolo in rimonta a Piazza Affari, dopo aver chiuso la seduta di ieri sui minimi da inizio gennaio a 15,99 euro. Intorno alle 11:30, le azioni Fca guadagnano il 3,1% a 16,48 euro, rispetto al +0,7% del Ftse Mib e al +0,5% dell’indice settoriale automotive europeo.
Nell’ultima settimana, le quotazioni del gruppo hanno perso oltre il 10%, appesantite in particolare dai timori di guerra commerciale tra Stati Uniti, Cina ed Europa. La scorsa settimana, Daimler aveva lanciato l’allarme sugli effetti di uno scontro sui dazi tra Washington e Pechino, tagliando le stime sull’Ebit 2018.
Venerdì, invece, il presidente americano Donald Trump aveva minacciato di imporre tariffe del 20% sui veicoli importati dall’Europa, rispetto al 2,5% pagato attualmente, aumentando l’incertezza sul settore in considerazione anche del fatto che probabilmente Bruxelles adotterà delle contromisure.
Notizie che hanno contribuito a mettere sotto pressione il titolo Fca, dato che uno scontro sui dazi avrebbe risvolti negativi sul settore dell’auto in generale. In entrambi i casi però diversi analisti hanno sottolineato gli impatti limitati sui risultati del gruppo guidato da Sergio Marchionne.
Per quanto riguarda la Cina, i ricavi in area Apac della casa di Detroit rappresentano infatti una parte piuttosto ridotta dei volumi totali, pari a circa il 3% del fatturato 2017, e il Lingotto può contare su una joint venture nel paese per la produzione di modelli Jeep.
Anche nel caso di un aumento delle tariffe Usa sulle importazioni di auto europee l’effetto su Fca sarebbe piuttosto contenuto, colpendo principalmente i brand Alfa Romeo e Maserati le cui vendite in area Nafta rappresentano una percentuale piuttosto ridotta del totale del gruppo.
Si ricorda, infine, che secondo i dati raccolti da Bloomberg, i giudizi degli analisti su Fca si dividono in 12 ‘buy’, 11 ‘hold’ e 3 ‘sell’, con un target price medio a 12 mesi di 21,63 euro, pari a un potenziale upside di circa il 29% rispetto alle quotazioni attuali.