Nuovo cambio di rotta nella strategia pubblica nei confronti di Mps. Intervenendo a margine dell’Ecofin, il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, ha dichiarato che l’istituto senese, di cui lo Stato possiede il 68%, non resterà in mano pubblica. Un’inversione di tendenza rispetto alle indicazioni della Lega che accarezzava l’idea di mantenere un istituto di credito come “banca di sistema”.
Bisognerà vedere se Tria riuscirà a imprimere la propria visione o vi saranno altri ostacoli alla privatizzazione.
D’altronde, il percorso di uscita di scena del Tesoro dal capitale di Mps era stato una delle condizioni poste dalla Commissione Ue sugli aiuti di Stato quando ha autorizzato la ricapitalizzazione precauzionale che, con un’iniezione di 5,4 miliardi, ha permesso allo Stato italiano di salvare Mps. I paletti posti prevedono che l’azionista pubblico esca dall’istituto entro il 2021, indicando già nel 2019 il percorso individuato.
“Mps deve seguire il mandato e rimanere fuori dal perimetro pubblico, penso sia più efficiente, anche per la finanza pubblica. Ci sono un settore pubblico e uno privato”, ha dichiarato Tria.
La questione sarà affrontata nel primo incontro che vi sarà tra il ministro e i vertici della banca. Secondo fonti di stampa, la strada per la privatizzazione potrebbe essere la fusione con un istituto di medie dimensioni che possa al contempo diluire la presenza dello Stato e creare un polo bancario forte alle spalle di UniCredit e Intesa Sanpaolo.
Un operatore forte che potrebbe avere “un ruolo molto importante per il rilancio degli investimenti a cui il Governo tiene molto” ha osservato Tria.
Intanto intorno alle 10:00 a Piazza Affari i titoli Mps cedono il 2% a 2,49 euro, in linea con il settore.