Oggi e domani si terrà il Consiglio Europeo per tornare a discutere, tra le altre cose, della cosiddetta unione bancaria. Sarà la prima volta per il neo premier italiano, Giuseppe Conte.
L’unica novità di rilievo attesa dal vertice, secondo rumor di stampa, è il via libera all’utilizzo dell’Esm (Meccanismo Europeo di Stabilità) come paracadute per rafforzare le modalità di intervento del Fondo di Risoluzione Europeo (Srf) nelle crisi bancarie, fornendo risorse fino a 60 miliardi a partire dal 2020.
La questione relativa all’approvazione del Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi (Edis), invece, dovrebbe subire ancora un rinvio, in quanto gli Stati membri dell’UE non riescono a mettersi d’accordo sul percorso di riduzione e condivisione dei rischi.
In merito a questa tematica, in una nota congiunta preparata da Commissione Europea, Bce e Single Resolution Board è stato messo in evidenza che “La tendenza sostenuta alla riduzione del rischio nell’unione bancaria su tutti i fronti. Alla luce dei progressi compiuti, è ora importante avviare discussioni più concrete e impegnative sulla condivisione dei rischi”.
Il principale nodo da sciogliere riguarda il livello dell’Npe ratio lordo e netto da rispettare, per cui Francia e Germania vorrebbero un tetto massimo rispettivamente al 5% e al 2,5%, a cui l’Italia si oppone.
In proposito suddetta nota ha sottolineato che “I non performing loans registrano una tendenza al ribasso significativa, essendo diminuiti di un terzo dal picco della crisi e mostrando un declino costante, soprattutto nei Paesi che detengono il maggiore ammontare”.
Per valutare la riduzione dei rischi le tre authority hanno preso in considerazione sei parametri: indicatori su capitale, leva, liquidità, raccolta stabile e passività da detenere ai fini del Mrel. I cosiddetti asset illiquidi Level 2 e Level 3 sono stati esclusi dal computo.