Lo scorso mese il principale indice di piazza Affari ha sostanzialmente tenuto (-0,7%), dopo il crollo registrato a maggio (-9,2%). La performance di giugno del Ftse Mib è stata in linea con quella dei maggiori panieri equity europei dato che a fronte di una discesa del tedesco Dax (-2,4%) e del francese Cac40 (-1,4%) si è assistito a un buon recupero dello spagnolo Ibex (+1,7%) e dello svizzero Smi (+1,8%), con l’EuroStoxx 50 praticamente invariato (-0,3%).
A dare una mano al paniere delle Blue chip tricolori, la flessione dei rendimenti sui titoli di Stato italiani che, anche se rimangono ben al di sopra di quelli dello scorso aprile, hanno beneficiato delle parole di Mario Draghi seguite alla riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea dello scorso 14 giugno e della prudenza mostrata dal nuovo Ministro dell’economia italiano, Giovanni Tria. Nel dettaglio, lo yield del Btp a 10 anni ha concluso le contrattazioni di venerdì al 2,67% rispetto al 2,77% dello scorso 31 maggio (1,78% il 30 aprile) con il differenziale di rendimento, cioè lo spread, con il Bund di pari durata ristretto a 237 punti base dai 243 della fine di maggio (122 punti base il 30 aprile).
L’andamento di giugno del Ftse Mib, ma anche degli altri indici azionari mondiali, è stato poi influenzato dalla nuova fiammata dei prezzi del petrolio (+10,5%), con il Wti che è ritornato sui livelli dell’estate del 2014, ma anche dall’avvio di quella che sembra una vera e propria guerra commerciale tra gli Stati Uniti di Donald Trump, da un lato, e Cina, Unione europea, Canada e Messico, dall’altro. Guerra combattuta non più a suon di tweet, ma di veri e propri dazi e contro-dazi.
Dall’analisi del comportamento tenuto dai 40 titoli che compongono il paniere delle Big Cap italiane emerge che 20 hanno concluso le contrattazioni di ieri su livelli di prezzo superiori a quelli registrati lo scorso 31 maggio, 2 sono rimasti sostanzialmente invariati e ben 18 si sono attestati su livelli inferiori. Al primo gruppo appartengono le azioni di realtà attive in diversi settori merceologici, cioè bancari e finanziari, oil & gas e utility, mentre fanno parte dell’ultimo gruppo prevalentemente titoli del comparto industriale, ma anche qualche importante nome del panorama bancario e finanziario.
La migliore performance borsistica di giugno all’interno del Ftse Mib è stata portata a casa da Bper (+14,7%), grazie anche all’acquisto sul mercato da parte di Unipol del 3,25% del capitale dell’istituto guidato da Alessandro Vandelli al prezzo di 4,72 euro per azione, salendo così al 13,1% del capitale dal precedente 9,87 per cento. Senza dimenticare che lo stesso gruppo guidato da Carlo Cimbri ha dichiarato di poter valutare l’acquisto di ulteriori quote alla luce di quelli che saranno i piani e le prospettive di sviluppo della banca e le condizioni generali del mercato.
Alle spalle di Bper, Banco Bpm (+13,2%) che ha così recuperato circa la metà di quanto aveva perso a maggio quando aveva registrato la peggiore performance borsistica all’interno del principale indice azionario italiano, pari al -26,4 per cento. A trainare al rialzo le quotazioni dei titoli dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna soprattutto il successo dell’operazione che ha portato al deconsolidamento delle sofferenze oggetto della maxi-cartolarizzazione, pari a 5,1 miliardi di euro nominali alla data di cut-off prima della fine del semestre in corso. I crediti in esame sono stati ceduti a un prezzo complessivo pari al 34,3%, un valore ai livelli più alti mai realizzati sul mercato italiano per questa tipologia di operazioni.
Sul terzo gradino del podio le azioni FinecoBank (+13,1%), che hanno beneficato in particolare degli ottimi numeri relativi alla raccolta netta di maggio, con flussi positivi pari a 686,4 milioni di euro (+47,8% su base annua). Il dato del mese di maggio ha spinto il totale dei primi cinque mesi del 2018 a 2,9 miliardi, pari a +19,9% rispetto al periodo di confronto.
Per la prima volta quest’anno, la performance mensile di Moncler non è stata positiva (-0,7%), fermando così una corsa che ha consentito alle quotazioni dei titoli del gruppo guidato da Remo Ruffini di registrare da inizio anno un rialzo record del 49,5%, il più alto all’interno del Ftse Mib. Da ricordare, comunque, che lo scorso 15 giugno, i corsi delle azioni Moncler sono riusciti a toccare il nuovo massimo storico a 42,55 euro per poi ripiegare fino all’area dei 39 euro, con la media dei target price dei 15 analisti presi in esame da Bloomberg pari a 35,55 euro.
Giugno da dimenticare per Fiat Chrysler Automobiles (FCA) che sta risentendo della ripetuta minaccia dell’amministrazione Trump di imporre tariffe del 20% sull’import di auto dall’Europa. Nelle scorse settimane, il numero uno del gruppo automobilistico italo-americano, Sergio Marchionne, aveva cercato di stemperare le preoccupazioni, affermando che eventuali dazi possono essere gestiti. Gli analisti di Evercore ISI, hanno stimato che eventuali dazi del 25% ridurrebbero i profitti del gruppo guidato da Marchionne, nello scenario peggiore, fino a 742 milioni di euro, mentre tariffe del 20% (rispetto a quelle attuali del 10%) implicherebbero una contrazione dell’utile netto fino a 526 milioni. Lo scorso anno, il gruppo ha esportato negli Stati Uniti 158.553 veicoli provenienti da fuori l’area Nafta (fonte Automotive News), 136.827 dei quali provenienti dall’Unione europea.