Paolo Fiorentino, Ad di Carige, a margine di una presentazione è tornato a parlare dei recenti cambiamenti avvenuti nell’assetto di governo della banca e della visita fatta nei giorni scorsi presso la sede della Bce, nonchè dell’andamento della gestione.
A proposito delle dimissioni rassegnate nei giorni scorsi dal presidente Giuseppe Tesauro e dal consigliere Stefano Lunardi per disaccordi in merito alla governance e alla gestione della banca, il manager ha dichiarato: “Siamo già nella prospettiva di avere metabolizzato l’uscita, peraltro dolorosa, di Tesauro. Sia lui che Lunardi non erano consiglieri esecutivi, quindi i nostri piani vanno avanti; il mercato, l’economia, i clienti ci guardano: non possiamo allentare la presa”.
“La sostituzione del presidente – ha proseguito l’Ad – “in base al nostro statuto prevede che questi venga eletto in assemblea, dove sono presentate le proposte. Non ci stracciamo le vesti su questo tema, c’è un vice presidente attrezzato (Vittorio Malacalza) per gestire questa fase ad interim. Lunardi aveva un ruolo importante come membro del comitato rischi. Cercheremo una persona che possa dare valore al cda. È normale governance, non ci turba”.
Il Ceo ha inoltre ricordato che ad agosto si terrà il cda per approvare la semestrale, mentre a settembre è prevista l’assemblea straordinaria per eleggere il nuovo presidente, precisando che per ora “la richiesta di rinnovo del cda non è arrivata”.
Sull’incontro avvenuto lo scorso giovedì con la Bce, che ha acceso un faro sulla questione, Fiorentino ha sottolineato che “Lo spirito di Carige, sia del consiglio che del sottoscritto, nella modalità in cui ci relazioniamo con la Bce è sempre improntato alla trasparenza e alla collaborazione. Direi che anche in questo incontro è stata ribadita questa nostra linea, peraltro comune a tutto il consiglio”.
Secondo rumor di stampa, da Francoforte sarebbero arrivati due input: tornare ad una situazione più tranquilla sul fronte della governance e prendere in considerazione una possibile aggregazione con un’altra banca prima del 2019.
In merito alla gestione, in particolare sul cost/income, l’Ad ha affermato: “Il mio punto di vista è che parlano sempre i numeri. Nel primo trimestre 2018 abbiamo operato una riduzione dei costi del 10 per cento. Già prima di me, Carige aveva un’ottima performance sui costi, non si può dire altrettanto su revenue per branch e revenue per impiegato. Quindi sul cost/income dico che i costi vanno gestiti sempre con grande attenzione ma il vero upside che vedo è quello sui ricavi. E la nostra struttura ha cambiato il trend delle revenue dopo non so quanti trimestri”.
Fiorentino ha concluso affermando: “Fino a quando ho la fiducia del consiglio e del mercato ho il dovere di andare avanti. Le priorità sono la crescita e il consolidamento dei nostri risultati, quelli che definisco la mia quotidiana ossessione”.
Si segnala che alcune indiscrezioni di stampa riportano che Sga, la bad bank a controllo pubblico che detiene il 5,397% di Carige, starebbe esaminando alcune opzioni per salvaguardare il proprio investimento dopo i recenti scossoni nella governance.
Intorno alle 10:40 a Piazza Affari il titolo viaggia sulla parità a 0,0085 euro, mentre il Ftse Italia Banche guadagna lo 0,2 per cento.