I recenti scossoni in seno alla governance di Carige potrebbero aprire diversi scenari nell’immediato futuro della banca ligure.
Scenari che saranno più chiari dopo l’assemblea che si terrà il prossimo settembre, presumibilmente nella terza settimana, e sulla quale le attese sono alte anche per gli scontri tra i maggiori azionisti.
La data dell’assemblea sarà decisa in occasione del cda del 3 agosto che approverà anche la semestrale.
Difficile capire come si muoveranno gli equilibri che vedono contrapposti da una parte Vittorio Malacalza, storico imprenditore piacentino e primo azionista della banca con una quota del 20,6% del capitale, e dall’altra Raffaele Mincione, finanziere romano entrato nell’azionariato lo scorso febbraio con una quota del 5,4 per cento.
Quest’ultimo nei giorni scorsi, con un colpo di coda, ha chiesto la convocazione dell’assemblea per revocare l’attuale board e nominarne uno nuovo. Da parte sua Malacalza ieri ha annunciato le proprie dimissioni dalla carica di consigliere, soprattutto a seguito delle divergenze con l’Ad Paolo Fiorentino.
Non è ancora chiaro come l’imprenditore piacentino e il finanziare romano intendano muoversi nelle settimane che precederanno l’assise, anche se circolano diversi indiscrezioni.
Malacalza, pur rendendo nota l’intenzione di dimettersi, ha comunque precisato che intende continuare a impegnarsi nella banca “nella piena fiducia delle sue potenzialità di consolidamento e rilancio”.
Dal canto suo Mincione ha dichiarato alla stampa “di non essere ostile e di voler dare un contributo alla banca”, aggiungendo però che “il tempo massimo per arrivare a un’aggregazione sarebbe stato diciotto mesi. Oggi sono convinto che sia necessario accelerare”. A proposito di Malacalza ha affermato: “Se il primo azionista, di cui sinceramente non conosco il progetto, si dimostrerà a favore dell’aggregazione, in me troverà un forte alleato”.
Si ricorda che Malacalza e Mincione hanno l’autorizzazione della Bce a salire rispettivamente fino al 28% e fino al 9,9% del capitale. Secondo gli ultimi rumor, inoltre, Mincione avrebbe chiesto un’ulteriore autorizzazione all’Eurotower per aumentare la propria quota fino al 19,9%, autorizzazione che potrebbe arrivare nella prima settimana di settembre.
Bisognerà anche vedere le posizioni degli altri azionisti rilevanti, a partire da Gabriele Volpi (cui fa capo il 9,1% del capitale) e Sga (che detiene il 5,4% e che potrebbe agire nell’ottica di proteggere il proprio investimento), passando per Assogestioni in rappresentanza dei fondi che hanno fatto il loro ingresso dopo l’aumento di capitale.
Mincione, secondo indiscrezioni, avrebbe già sondato lo stesso Volpi e alcuni investitori istituzionali (titolari di una quota del 4,9% a testa) per una potenziale alleanza. Molto più isolata sembra essere al momento la posizione di Malacalza.
Voci di stampa accennano anche all’interessamento del fondo Elliott ad entrare nella partita.
L’ipotesi più probabile, secondo i rumor, è che l’assemblea di settembre rinnoverà integralmente il board, la cui scadenza attuale è fissata nella primavera del 2019. Non è da escludere che anche altri consiglieri possano dimettersi, come hanno già fatto Francesca Balzani e Stefano Lunardi, oltre all’ex presidente Giuseppe Tesauro, tutti eletti nella lista di Malacalza nel 2016.
C’è anche un altro fattore da considerare e riguarda la posizione dell’Ad Paolo Fiorentino, il quale è in aperto contrasto con Malacalza, mentre sembra avere l’appoggio di Mincione.
Fiorentino sta portando avanti il de-risking programmato e le cessioni pianificate degli asset non strategici, per farsi trovare pronto a fine anno, come puntualizzato dallo stesso Ad, per un’eventuale aggregazione con un istituto di maggiori dimensioni con una banca ripulita e rilanciata nella redditività. Orientamento quest’ultimo in linea con quello di Mincione.