Il gruppo ha archiviato il periodo aprile-giugno con risultati inferiori alle attese a livello di ebit e di utile, rivedendo inoltre al ribasso la guidance 2018 ad eccezione dell’utile netto adjusted. I ricavi sono cresciuti del 4% a 29 miliardi, grazie all’incremento dei volumi e al positivo effetto prezzi, mentre l’Ebit adjusted ha segnato un -11% a 1,655 miliardi, con una marginalità al 5,7% (-30 punti base). In calo l’utile netto adjusted, diminuito del 9% a 981 milioni, mentre come previsto è stato azzerato il debito. Il taglio delle stime ha mandato al tappeto il titolo a Piazza Affari, crollato sui minimi da inizio anno dopo un calo di oltre il 10 per cento.
Fca ha chiuso il secondo trimestre 2018 con ricavi in aumento del 3,8% a circa 29 miliardi, sostanzialmente in linea alle attese degli analisti, grazie all’incremento delle consegne globali e al positivo effetto prezzi, in parte offuscato dall’andamento negativo dei cambi (+11% a parità di cambi di conversione).
A livello geografico, l’area Nafta ha segnato un +9% a 17,5 miliardi (+18% a parità di cambi), con l’incremento dei volumi dovuto principalmente alla nuova Jeep Wrangler, la nuova Jeep Cherokee e JEEP COmpass, nonché al Dodge Journey.
Positivo anche l’andamento in area Latam, che ha evidenziato un +5% a 2,1 miliardi (+26% a parità di cambi), e in area Emea dove i ricavi sono aumentanti del 5% a 6,33 miliardi. In calo, invece, l’area Apac, che ha segnato un -33% a 652 milioni (-28% a cambi costanti), con la contrazione dei volumi in Cina che ha impattato negativamente sui ricavi di Maserati (-47% a 568 milioni), la riduzione dei dazi sulle importazioni da parte di Pechino a partire dal 1° luglio ha ritardato infatti le decisioni di acquisto della rete della clientela finale.
Ha deluso le attese l’Ebit adjusted, registrando un calo dell’11,4% a 1,655 miliardi (-3% a parità di cambi) con una marginalità al 5,7% (-30 punti base), che risente in particolare dello sfavorevole effetto prezzi in area Emea e del calo dei volumi in area Apac e di Maserati.
La minore performance operativa ha comportato a una diminuzione del 9,2% a oltre 981 milioni dell’utile netto adjusted, in parte compensata dalla riduzione degli oneri finanziari netti e delle imposte.
Dal lato patrimoniale, come previsto il debito è stato azzerato, ed il semestre si è chiuso con una liquidità netta industriale per 456 milioni, in miglioramento di 1,8 miliardi rispetto al 31 marzo 2018.
Infine, il gruppo ha rivisto al ribasso i target 2018, prevedendo ricavi per 115-118 miliardi (da 125 miliardi), un Ebit adjusted di 7,5-8 miliardi (da oltre 8,7 miliardi) e un liquidità netta industriale pari a circa 3 miliardi (da 4 miliardi), mentre è stata confermata la stima sull’utile netto adjusted pari a circa 5 miliardi.