Non si limita all’Italia l’effetto “politica” che ha mosso le quotazioni dei titoli governativi spingendo al rialzo i rendimenti.
Nel nostro Paese sono evidenti gli attacchi ripetuti sferrati dai diversi fronti dell’opposizione mirati a spaccare il Governo: decreto dignità, Ilva, nomine del vertice Rai piuttosto che Tav.
Ma spostandoci a Madrid, Podemos sembra volersi presentare a riscuotere la posta per l’appoggio al fragile governo Sanchez che si arena nelle secche della questione migranti. Si preannuncia quindi un autunno delicato nella penisola iberica e i 20 centesimi di rialzo odierni sul Bonos decennale (l’equivalente spagnolo del nostro Btp) ne sono prova.
Ma tornando alle questioni di casa, anche i nostri titoli accusano un cedimento alla vigilia dell’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente Donald Trump, l’ennesimo confronto bilaterale tra il capo di Stato della massima potenza mondiale con i leader di singole nazioni (europee, ma non solo) che raramente riescono ad esprimersi con voce corale. L’amministrazione repubblicana, a cento giorni dalle elezioni di metà mandato, si fregia di consensi interni crescenti e festeggia l’ennesimo dato su una crescita del Pil e tasso di occupazione straordinari. La politica monetaria della Fed non impensierisce gli investitori che continuano a trovare nel rendimento del T-bond un punto di riferimento grazie ad un cambio che, da fine a maggio ad oggi, si dimostra quanto mai stabile e roccioso.
Attesa quindi più di routine che altro per l’ultima riunione del Fomc di fine mese, con il rendimento del benchmark americano stabile a 2,96 per cento.
Infine, uno sguardo ai corporate high-yield conferma la fase di assestamento che premia anche in ogni caso i titoli in dollari con lo spread che scende attorno a 340 punti base.