Banca Mediolanum ha archiviato il secondo trimestre 2018 con un margine di intermediazione pari a 287 milioni (+15,1% rispetto al periodo di confronto) trainato da commissioni nette salite del 26% annuo a 224,9 milioni. Il periodo si è chiuso con un utile netto di 115,8 milioni (+3,9% a/a).
Il margine di intermediazione di Banca Mediolanum, nel secondo trimestre 2018, si è attestato a 287 milioni (+15,1% rispetto al corrispondente periodo del 2017).
Nel dettaglio, le commissioni nette sono aumentate del 26% a 224,9 milioni rispetto al secondo trimestre 2017, grazie alla crescita delle commissioni di gestione a 250,9 milioni (+3,6% a/a), a loro volta sostenute dall’incremento delle masse gestite e amministrate a 72,2 miliardi. Positivo anche il contributo delle performance fee nonostante il difficile contesto di mercato, passate dai 21,9 milioni del periodo aprile-giugno 2017 a 63,1 milioni.
Il margine di interesse è diminuito del 5,7% a 40,5 milioni rispetto al periodo di confronto, a seguito della riduzione dei rendimenti del portafoglio titoli. In aumento invece i profitti da trading, cresciuti da 0,3 milioni a 7,5 milioni.
Dopo avere contabilizzato costi operativi saliti a 149 milioni (+5,9% rispetto al periodo di confronto), il risultato lordo di gestione si è fissato a 138 milioni (+26,9% annuo).
Grazie anche a perdite su crediti sensibilmente in calo a 1 milione (-77,2% rispetto al secondo trimestre 2017), il risultato netto di gestione ha toccato 137 milioni (+31,4% rispetto al periodo di confronto).
Il semestre si è chiuso con un utile netto di 115,8 milioni (+3,9% rispetto al periodo aprile-giugno 2017), dopo avere spesato oneri straordinari netti per 5,1 milioni (a fronte di un saldo positivo di 13,4 milioni nel secondo trimestre 2017, che aveva beneficiato della plusvalenza di 41,6 milioni legata alla cessione della quota in Banca Esperia, che ha più che compensato la svalutazione della partecipazione nel fondo Atlante pari a 18,2 milioni) e imposte più che raddoppiata a 16,1 milioni.
Sul fronte della solidità, l’elevata patrimonialità ha permesso di assorbire senza difficoltà il forte allargamento dello spread sui Titoli di Stato detenuti nel portafoglio HTCS, mantenendo comunque un elevato Cet1, pari al 16,2 per cento.
Il cda, nel corso del mese di luglio, ha approvato il mantenimento di un profilo di rischio estremamente prudente e ha pertanto modificato le logiche di gestione della tesoreria, privilegiando la componente di ricavi stabili nel margine da interessi (portafoglio HTC).
Applicando i nuovi parametri di gestione, che avranno efficacia contabile a partire dal 1° ottobre 2018, il Cet1 pro-forma al 30 giugno si fissa al 19,8 per cento.