Iren – Debito in aumento alla fine del 1° sem. 2018

Nel periodo gennaio-giugno dell’esercizio in corso la multi-utility emiliana ha riportato ricavi consolidati pari a 1,94 miliardi di euro, con un incremento del 6,8% su base annua grazie principalmente all’ampliamento del perimetro di consolidamento. Si segnala che i conti del primo semestre dello scorso anno sono stati riesposti per tener conto, alla data di acquisizione, del fair value definitivo delle attività e passività acquisite di REI – Ricupero Ecologici Industriali e Salerno Energia Vendite.

L’Ebitda di Iren è stato pari a 505,8 milioni di euro, in progresso del 14,3% rispetto ai primi sei mesi del 2017 anche grazie al riconoscimento di titoli di efficienza energetica per anni pregressi dovuti agli investimenti che il  gruppo  ha  effettuato  nel teleriscaldamento. A ciò si sommano circa 10 milioni di sinergie, in linea con gli obiettivi di piano industriale e il contributo ottenuto dalla  costante  attività  di  consolidamento  che  ha  permesso  di perfezionare  ad  aprile  l’acquisizione di ACAM, la multi-utilty di riferimento del levante ligure. Fattori in  parte controbilanciati  da  uno  scenario  che  ha  penalizzato  la filiera energetica nel  suo complesso,  unitamente  all’assenza  di  fattori  non  ricorrenti positivi registrati  nel  2017.  I  business  a  rete  contribuiscono,  invece,  positivamente  grazie alle sinergie  raggiunte  e  a  un incremento dei  ricavi  regolati dovuti alla  crescita  del  capitale investito. Positiva  anche  la  contribuzione  del  settore Ambiente, legata  al maggior utilizzo dei poli di smaltimento del gruppo.

Nel periodo in esame, l’Ebit del gruppo guidato da Massimiliano Bianco ha raggiunto i 315,3 milioni, con un balzo del 22,7% su base annua anche grazie a un incremento limitato della voce ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni in quanto la crescita degli ammortamenti connesso all’ampliamento del perimetro di consolidamento è stata controbilanciata da minori accantonamenti legati in larga parte all’applicazione dell’IFRS 9.

L’utile netto è stato pari  a 187,2 milioni, con una crescita del 29,2% su base annua sulla scia dell’aumento dei risultati operativi, di una migliore gestione finanziaria che ha beneficiato della flessione del costo medio del debito e delle minori imposte. Tale  incremento  è  legato non  soltanto  ai  risultati operativi  ma  anche  a una  migliore  gestione  finanziaria,  dovuta alla diminuzione  del costo medio del debito e all’effetto positivo di minori imposte.

Sul fronte dello stato patrimoniale al 30 giugno 2018, l’indebitamento finanziario netto si attestato a 2,43 miliardi, in crescita del 2,4% rispetto al 31 dicembre 2017. Ciò è dovuto all’impatto delle operazioni di consolidamento, per circa 162 milioni, al netto del quale suddetta aggregato avrebbe fatto segnare un calo superiore ai 100 milioni.

Gli investimenti tecnici lordi realizzati nel  periodo  sono stati pari a 164,2 milioni, con un balzo del 59,1% rispetto al 1° semestre del 2017.