Carige ha archiviato un secondo trimestre in rosso per 26,9 milioni, dopo aver registrato un margine di intermediazione di 117,3 milioni (-8,7% a/a) e un superiore calo dei costi a 110,2 milioni (-15,1% a/a) che hanno permesso al risultato lordo di gestione di mantenersi in terreno positivo.
In un trimestre travagliato dai dissidi interni al consiglio e in particolare tra l’amministratore delegato Paolo Fiorentino e l’azionista di maggioranza Vittorio Malacalza, che ha dato le dimissioni a metà luglio da vicepresidente e ha chiesto la revoca del cda, Carige presenta una trimestrale a luci e ombre.
Nonostante il calo del margine di interesse a 53,7 milioni (-8,1% a/a), l’istituto riesce a mantenere in positivo il risultato lordo di gestione, pari a 7,1 milioni. A livello netto, invece, i conti tornano a tingersi di rosso per 26,9 milioni, dopo la breve parentesi dell’utile netto di 6,4 milioni del primo trimestre 2018.
Un certo affanno da parte dell’istituto a liberarsi delle eredità del passato nonostante i diversi risultati positivi, che ha attirato anche l’attenzione della Bce, la quale ha chiesto la predisposizione di un nuovo piano di conservazione del capitale e ha lamentato alcune lentezze nell’esecuzione del piano industriale. Esecuzione che nei tre mesi in esame ha registrato la cessione del business del merchant acquiring a Nexi per un corrispettivo fino a 25 milioni. L’operazione, già autorizzata dall’autorità di vigilanza, verrà perfezionata nel terzo trimestre 2018.
A maggio la banca ha concluso l’accordo per la cessione della piattaforma di gestione delle sofferenze a Credito Fondiario, per un corrispettivo lordo pari a circa 31 milioni, e che prevede una partnership decennale per la gestione e il recupero delle sofferenze del gruppo.
Sempre a maggio è stata siglata la partnership con IBM per la gestione del sistema informativo del gruppo, che prevede il conferimento delle strutture IT ad una newco (Dock) partecipata all’81% da IBM e al 19% da Carige.
Infine, la banca prevede di concludere nel terzo trimestre la cessione di Creditis a Chenavari.
Sul fronte del deleveraging, la banca prevede di superare i target Bce 2019 già a fine 2018: il credito deteriorato lordo atteso a fine 2018 sarà pari a circa 2,7 miliardi a fronte di un obiettivo 2018 assegnato da Bce di 4,6 miliardi (3,7 miliardi al 2019).
Si segnala, sul tema della governance, che la banca ha convocato per il giorno 20 settembre l’assemblea che dovrà votare le delibere sulla sostituzione o il reintegro del cda.
Nella tabella seguente riportiamo il confronto tra i conti economici trimestrali di Carige.
Il margine di intermediazione si è attestato a 117,3 milioni, con un calo dell’8,7% annuo.
Il margine di interesse è sceso a 53,7 milioni (-8,1% a/a), principalmente per effetto dell’applicazione del principio contabile Ifrs9, mentre tiene lo spread grazie alla diminuzione del costo della raccolta sulla clientela. Dal punto di vista commerciale si segnala la crescita della raccolta sia nella compente diretta sia in quella indiretta, accompagnata da un incremento degli impieghi soprattutto nei segmenti target famiglie e Pmi.
In leggero calo anche le commissioni a 58,5 milioni (-3% a/a), andamento dovuto principalmente al minore apporto delle commissioni sui conti correnti, sui quali è stato fatto un intervento di “pulizia” nel secondo trimestre (circa 16.200 chiusure a fronte delle circa 14.900 aperture). Rimane significativo il contributo fornito dalla componente del risparmio gestito e, nello specifico, dei prodotti bancario-assicurativi e dei fondi comuni.
In contrazione i profitti da trading da 3,2 milioni del secondo trimestre 2017 a 1,1 milioni, così come gli altri ricavi, passati da 6,5 milioni a 4 milioni.
Nel trimestre in esame si inizia a vedere il lavoro di taglio dei costi, che sono diminuiti a 110,2 milioni (-15,1% a/a) grazie a una flessione del 3,9% annuo del costo del personale a 70,7 milioni, a fronte di una riduzione dell’organico di 400 unità e dell’accordo sindacale per il contenimento del costo del lavoro, e alla diminuzione degli altri costi operativi a 39,5 milioni (-29,7% a/a).
Il risultato lordo di gestione è così risultato pari a 7,1 milioni, mantenendosi in terreno positivo.
Le rettifiche su crediti sono scese del 63,8% a 53,1 milioni rispetto al periodo di confronto, portando il risultato netto di gestione in rosso per 46 milioni, in miglioramento rispetto al risultato negativo di 147,8 milioni del secondo trimestre 2017.
Dopo poste straordinarie negative per 3,3 milioni, saldo che include 36,7 milioni di utili da cessioni e 30,4 milioni di fondi rischi di cui 23,1 milioni per la vicenda Amissima, e una voce imposte positiva per 15,2 milioni, la banca ha chiuso il periodo con una perdita netta di 26,9 milioni, a fronte del rosso di 113,9 milioni del periodo di confronto.