Banca Farmafactoring ha archiviato il primo semestre 2018 con un utile netto di 41,3 milioni, un importo che si confronta con i 50,7 milioni del corrispondente periodo del 2017 che però includevano 12,6 milioni di proventi straordinari e incassi record di interessi di mora.
Si segnala che l’utile netto rettificato dei primi sei mesi si è attestato a 39,9 milioni (+4,7% a/a), al netto di costi relativi al Tier2 pari a 0,8 milioni e 1 milione di svalutazioni addizionali sul portafoglio di crediti in run-off del business polacco di factoring verso le Pmi, e con 20 milioni di interessi di mora incassati.
Il margine di intermediazione rettificato è aumentato a 90,5 milioni (+4% a/a), al cui interno il margine di interesse rettificato è salito a 87 milioni (+3,2% annuo).
I costi operativi rettificati sono cresciuti a 34 milioni (+9,3% rispetto al primo semestre 2017), nonostante l’aumento del numero dei dipendenti per l’avvio/rafforzamento di delle attività in alcuni dei Paese in cui il gruppo opera.
I crediti verso la clientela a fine giugno ammontano a 3.000 milioni, rispetto ai 4.139 milioni di fine dicembre 2017. Nel periodo in esame i volumi acquistati sono aumentati del 24% a 2.057 milioni rispetto al periodo gennaio-giugno 2017.
Le sofferenze nette, pari a 29,6 milioni rappresentano l’1% dei crediti netti verso la clientela e il costo del rischio annualizzato nel primo semestre 2018 è di 21 punti base.
Sul fronte della solidità patrimoniale, a fine giugno il Cet1 si attesta al 12,3% (12,6% al 31 dicembre 2017).
Nella presentazione dei risultati, pubblicata sul sito istituzionale di Banca Farmafactoring, il gruppo guidato da Massimiliano Belinghieri spiega i potenziali effetti di alcune delle misure a cui sta lavorando il governo Nello specifico, viene messo in luce che “lo split payment dell’Iva si tradurrebbe in un aumento del 15% di volumi, interessi netti e commissioni, senza alcun impatto sui costi operativi”.
Risvolti positivi anche dalla proposta di evitare il fallimento delle aziende a causa dei mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Più in generale, nella presentazione si mette in luce che un aumento del deficit potrebbe implicare “più domanda dei nostri prodotti e potenzialmente un pricing più alto bilanciato dall’aumento del costo del funding”.