UniCredit ha archiviato il secondo trimestre 2018 con un utile netto di 1.026 milioni, in crescita dell’8,6% rispetto al periodo di confronto grazie al deciso contenimento dei costi, incluso quello del rischio. Il margine di intermediazione si è attestato pari a 4.947 milioni (-4,4% annuo).
“Il successo continuo nell’esecuzione del piano “Transform 2019” è alla base delle resilienti dinamiche commerciali di cui beneficiamo in tutto il gruppo nel secondo trimestre. Grazie alle azioni decisive continuamente intraprese per il de-risk del gruppo, il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi del Group Core alla fine del secondo trimestre è sceso di ben 85 punti base al 4,4 per cento. Con riferimento al rundown accelerato del portafoglio Non Core, il nostro obiettivo per il 2018 è quello di raggiungere 19 miliardi di euro dai 22,2 miliardi registrati alla fine del secondo trimestre”. È con queste parole che Jean Pierre Mustier, Ceo di UniCredit, ha commentato i risultati del secondo trimestre.
Il margine di intermediazione si è attestato a 4.947 milioni, con un calo del 4,4% rispetto al periodo di confronto.
Il margine di interesse è leggermente sceso a 2.678 milioni (-2,5% a/a); tassi competitivi sui prestiti alla clientela hanno permesso un aumento dei volumi, ma leggermente depresso il differenziale fra costo della raccolta, in discesa, e degli impieghi.
Le commissioni sono rimaste stabili 1.725 milioni rispetto al secondo trimestre 2017, con un contributo delle commissioni da servizi di investimento pari a 708 milioni (3,4% annuo) al cui interno le maggiori commissioni di gestione generate dalla raccolta gestita hanno solo parzialmente compensato quelle up-front. Le commissioni da servizi di finanziamento sono scese a 424 milioni (-6,9% rispetto al periodo di confronto), principalmente a causa delle minori commissioni da attività di capital markets e da garanzie riferite all’area CEE, mentre quelle generate dai servizi transazionali sono aumentate a 594 milioni (+9,6% a/a), grazie ai servizi di conto corrente e carte.
I ricavi da attività di negoziazione sono risultati pari a 331 milioni, con una riduzione del 28,4% rispetto al secondo trimestre 2017 a seguito della minore attività con la clientela in un contesto di mercato sfavorevole.
In calo gli altri ricavi a 213 milioni (-8,2% a/a), al cui interno il contributo di Yapi è aumentato del 27,9% annuo a cambi costanti, mentre è sceso del 3,4% al cambio attuale a causa del deprezzamento della lira turca.
Il totale dei costi operativi è diminuito a 2.658 milioni (-7% rispetto al periodo aprile-giugno 2017), grazie sia alle riduzioni sia del costo del personale sia degli altri costi operativi. I primi sono scesi del 7,6% annuo a 1.612 milioni grazie al calo dei dipendenti. I secondi si sono ridotti a 1.046 milioni (-6% rispetto al corrispondente periodo del 2017) per effetto delle minori spese immobiliari, per sponsorizzazioni e di consulenza. Il rapporto costi/ricavi si è così ridotto al 53,6 per cento.
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 2.289 milioni (-1,1% rispetto al periodo di confronto).
Dopo il significativo calo delle rettifiche sui crediti (costo del rischio a 45 pb), scese del 23,8% annuo a 504 milioni, il risultato netto di gestione è salito a 1.785 milioni (+7,9% a/a).
Gli altri accantonamenti e poste straordinarie si sono fissati a 459 milioni (+45,3% rispetto al secondo trimestre 2017) e includono oneri per il rischio sistemico pari a 158 milioni (19 milioni nel corrispondente periodo del 2017).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 1.026 milioni, con una crescita dell’8,6% rispetto al periodo di confronto.
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 30 giugno il Cet1 si è attestato al 12,51% (13,02% a fine 2017) dopo l’impatto derivante dall’innalzamento dello spread.