Creval, Cassa di Risparmio di Asti e Bonino 1934 hanno sottoscritto un accordo per l’acquisto da parte dell’istituto valtellinese di una partecipazione pari al 9,9% del capitale di Pitagora, con la contestuale stipula di patti parasociali che prevedranno tra l’altro la rappresentanza della banca nell’ambito del cda di Pitagora.
L’intesa prevede anche la revisione e il rinnovo per cinque anni dell’accordo commerciale in essere tra Pitagora e Creval per la promozione di contratti di finanziamento con cessione del quinto dello stipendio (CQS), con importanti obiettivi di erogato sulla rete della banca.
L’operazione rappresenta un’opportunità importante per Creval al fine di aumentare l’esposizione al mercato della CQS, che avverrà tramite l’assunzione di una partecipazione nel capitale di un primario operatore del settore, l’aumento previsto dell’erogato CQS attraverso le filiali Creval (grazie anche al supporto commerciale fornito da Pitagora) e la concessione di linee di funding che potranno essere concesse a Pitagora, contribuendo al recupero di margine di interesse a valle del percorso di de-risking effettuato da Creval.
Il deal, in linea con quanto previsto nell’ambito del piano strategico 2018-2020, potrà consentire un aumento della redditività complessiva, da realizzarsi in particolare attraverso lo sviluppo della penetrazione nel mercato del credito al consumo e il conseguente aumento della capacità di generare commissioni.
Subordinatamente al completamento delle attività di due diligence e alla definizione di accordi finali alla luce, il closing è previsto entro novembre 2018. L’acquisizione dellaquota avrà effetti trascurabili (circa 1 pb) sul livello del Ce1 ratio fully loaded di Creval.
In merito alla richiesta effettuata dal socio francese Denis Dumont di convocare l’assemblea per revocare l’attuale cda (la cui scadenza è fissata ad aprile 2019) e contestualmente nominarne uno nuovo, indiscrezioni di stampa riportano che l’assise potrebbe essere fissata per ottobre.
La richiesta arrivata da Dumont, sempre secondo i rumor, non deriva dall’insoddisfazione per l’operato dei vertici, ma dal semplice fatto che l’attuale cda non rispecchia l’attuale azionariato dell’istituto, che dopo l’aumento di capitale da 700 milioni portato a termine fine marzo è diventata una vera e propria public company con un peso rilevante degli investitori istituzionali.
L’imprenditore transalpino aveva già fatto presente che era necessario rivisitare la governarne durante l’assemblea che approvato il bilancio 2017, con il presidente Miro Fiordi che aveva fatto presente che si stava lavorando in tal senso.