Creval ha archiviato il secondo trimestre 2018 con un utile netto di 30,9 milioni, a fronte di un rosso di 197,2 milioni nel periodo di confronto. Il risultato ha beneficiato del buon contenimento dei costi operativi di riprese di valore su crediti e del badwill da 15,4 milioni legato all’acquisizione di Claris Factor, che hanno compensato il calo del margine di intermediazione a 175,1 milioni (-9,8% annuo).
Il margine di intermediazione di Creval, nel periodo aprile-giugno 2018, ha registrato una riduzione del 9,8% a 175,1 milioni rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Un andamento dovuto alla riduzione del margine di interesse a 90,3 milioni (-8,9% rispetto al secondo trimestre 2017), risentendo della contrazione dei volumi e degli impatti connessi alla cessione dei crediti deteriorati. I dati non sono perfettamente confrontabili a seguito dell’applicazione dell’Ifrs 9
In calo anche le commissioni nette a 68,8 milioni (-7,8% annuo), principalmente per effetto del calo delle componenti relative ai conti correnti e ai servizi di incasso e pagamento, parzialmente compensato dall’aumento delle commissioni di gestione intermediazione e consulenza.
I costi operativi sono leggermente aumentati a 127,6 milioni (+1,9% rispetto al periodo di confronto). Nel dettaglio, le spese per il personale sono salite a 71,5 milioni (+20,8% annuo), mentre gli altri costi operativi sono scesi a 56 milioni (-15% rispetto al periodo di confronto), nonostante includano 3,4 milioni riferiti a oneri di sistema 6,1 milioni correlati alla cartolarizzazione di crediti non-performing (Progetto Aragorn).
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 47,5 milioni (-31,2% a/a).
Dopo riprese di valore su crediti per 50 milioni (rettifiche per 280,1 milioni nel periodo di confronto) dovute all’applicazione del principio contabile Ifrs 9, il risultato netto di gestione si è attestato a 97,5 milioni (rosso di 211,6 milioni nel secondo trimestre 2017).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 30,9 milioni (deficit di 197,2 milioni nel corrispondente periodo del 2017), beneficiando anche del badwill di 15,4 milioni legato all’acquisizione di Claris Factor.
Sul fronte della solidità patrimoniale, il Cet1 phased in al 30 giungo 2018 si fissa al 14% (10,6% al 31 dicembre 2017). L’aumento è dovuto al successo dell’aumento di capitale da 700 milioni.