Obbligazioni – La miccia corta del Medio Oriente allarma i mercati

Il forte movimento di rafforzamento del dollaro, che brucia le tappe spingendosi nella notte fino a 1,144 contro euro e si stabilizza non molto sopra in mattinata, viene attribuito alla crisi della lira turca e agli avvertimenti della Bce sulle grandi banche europee esposte verso questo titano mediorientale.

La spiegazione convince, ma trascura altri tre importanti eventi che hanno occupato le pagine dei giornali negli ultimi due o tre giorni e ai quali ormai si dedica attenzione relativa.

L’incredibile aumento della tensione tra Gaza e Israele con razzi, morti e un ventilato raid di terra da parte dell’esercito della stella di David, la missione punita della coalizione a guida saudita nel più lontano Yemen e la riconfermata dura posizione Usa sulle sanzioni all’Iran.

La temperatura sale nell’area, quindi, non solo per ragioni climatiche e i mercati finanziari, che sono focalizzati da tempo sulla guerra commerciale, sono costretti a sviare l’attenzione dal loro liet-motiv preferito.

Sul mercato obbligazionario inevitabile il movimento di rafforzamento del T-bond e del Bund, vale a dire di quegli asset considerati porto sicuro e rifugio prediletto nei momenti di tensione, mentre soffrono i Paesi considerati più vulnerabili ai momenti di crisi e non si può ignorare che l’Italia è uno di questi.

I movimenti dei tassi non sono eclatanti, non ve n’è motivo al momento, e probabilmente manifesteranno una certa volatilità anche infragiornaliera, impedendo di fotografare una situazione di riferimento precisa. Nel contesto, come nota di curiosità, resta al palo la quotazione dell’oro, segno che in questa fase si tratta soprattutto di emotività e non di vera apprensione.