Le tensioni commerciali e le difficoltà di alcuni Paesi emergenti, in aggiunta al crollo di tutte le materie prime, appesantiscono Wall Street in apertura. Gli indici americani ancora una volta non affondano e dimezzano metà delle perdite nell’ultima parte della seduta.
Quello di ieri rappresenta comunque il quinto calo consecutivo nelle ultime sei sessioni.
Pesanti perdite nel settore energia (-3,5%) in scia al crollo del prezzo del greggio che cala del tre per cento chiudendo a 65 dollari al barile in seguito a scorte settimanali domestiche ampiamente superiori al previsto.
I settori ciclici sottoperformano l’indice con cali che vanno dall’1,6% delle materie prime al -1,2% dei consumi discrezionali fino alla tecnologia (-1,1%).
Avanzano, al contrario, gli anti ciclici dalle utilities (+0,8%) ai telefonici (+0,7%) fino ai consumi durevoli (+0,4%).
Il bilancio finale vede Nasdaq e Russell 2000 in calo rispettivamente dell’1,2 e dell’1,3%, S&P 500 dello 0,8% ed il Dow Jones di mezzo punto percentuale.
Il VIX sale del dieci per cento a 14,65 punti.
In after hours, Cisco System sale del 3,3% in scia alla pubblicazione di risultati molto solidi.
Il mercato obbligazionario beneficia, al contrario, di un “flight to safety” con il rendimento del T-bond che cala di cinque punti base al 2,85% mentre lo spread con la scadenza biennale scivola a 24 punti base, minimo dal 2007.
Materie prime tutte in affanno con l’argento ed il rame che cedono di schianto oltre quattro punti percentuali mentre l’oro si limita a perdere un punto percentuale.
Dollaro sostanzialmente stabile nei confronti della moneta unica a 1,1345.