L’attuale legislazione che disciplina il business del ciclo idrico integrato potrebbe essere presto modificata dalla maggioranza che sostiene il governo guidato da Giuseppe Conte. A settembre, cioè alle riapertura del Parlamento, la commissione Ambiente della Camera ha in calendario la discussione della proposta di legge che porta la firma del deputato del Movimento 5 Stelle Federico Daga.
Una proposta, quella di Daga, che ha l’obiettivo di avviare un processo di ritorno a una gestione pubblica del settore dell’acqua alla scadenza delle concessioni in essere e che è basata sulla convinzione che la privatizzazione ha fallito il suo mandato, cioè maggiori investimenti e migliore qualità del servizio. In pratica, i Comuni potrebbero tornare ad avere un ruolo centrale nella gestione del settore dell’acqua.
Contraria al provvedimento del parlamentare grillino Utilitalia, cioè l’associazione che riunisce le imprese attive nei settori dell’acqua, ambiente ed energia in quanto già oggi in Italia la maggioranza degli operatori presenti nel settore del servizio idrico in Italia sono a partecipazione pubblica. I vertici dell’associazione suggeriscono al governo di concentrare l’attenzione sul tema delle verifiche dei controlli delle gestioni, piuttosto che sugli assetti proprietari dei gestori del servizio dell’acqua.
Tra le società quotate a piazza Affari che potrebbero essere interessate da un’eventuale approvazione da parte dei due rami del Parlamento italiano della proposta di legge del deputato Daga ricordiamo Acea, Hera Iren. Per quanto riguarda la multi-utility capitolina il business dell’acqua genera circa il 43% dell’Ebitda complessivo. Nel caso di Hera il settore in esame pesa circa il 23% del margine operativo lordo complessivo, mentre per Iren questo comparto vale il 19% dell’Ebitda.