Banca Ifis ha archiviato il primo semestre 2018 con un margine di intermediazione pari a 278,1 milioni (+9,8% rispetto al periodo di confronto), mentre l’utile netto è sceso a 66,2 milioni (-36,1%) per effetto della crescita dei costi operativi e per la presenza di rettifiche su crediti per 40 milioni.
Banca Ifis, nei primi sei del 2018, ha registrato un margine di intermediazione pari a 278,1 milioni (+9,8% a/a).
Analizzando il contributo al giro d’affari singole macroaree di business, l’area dei crediti verso imprese ha registrato un margine di intermediazione pari a 165,1 milioni (-3,9% rispetto ai primi sei mesi del 2017). Nello specifico, questa macroarea ha contribuito per 115,7 milioni (-12% annuo) al margine di interesse e per 40,8 milioni (+10,3% rispetto al periodo di confronto) alla componente commissionale. Si ricorda che la divisione è sua volta suddivisa nei sottosettori relativi al factoring, ai crediti commerciali, al corporate banking, al leasing e ai crediti fiscali.
Ottimo l’apporto della divisione Npl, che ha riportato un margine di intermediazione pari a 119,3 milioni (+51,1% rispetto al periodo gennaio-giugno 2017) contribuendo al margine di interesse per 117,6 milioni (+87,8% annuo).
Infine, il settore Governance & Servizi, che fornisce ai settori operativi del gruppo le risorse finanziarie ed i servizi necessari per lo svolgimento delle rispettive attività, ha riportato un margine di intermediazione negativo per 6,2 milioni (+2,5 milioni nel primo semestre 2017), riducendo di 3,7 milioni il margine di interesse e di 0,7 milioni le commissioni nette. La variazione è da imputare principalmente all’incremento degli interessi passivi sul funding di gruppo.
I costi operativi sono saliti a 145,1 milioni (+20,2% annuo). Nel dettaglio, le spese per il personale sono aumentate a 55,5 milioni (+12,1% rispetto al periodo di confronto) in seguito alla crescita del numero dei dipendenti (anche in seguito all’acquisizione di Capitalfin), mentre gli altri costi operativi hanno raggiunto 89,7 milioni (+25,9% rispetto ai primi sei mesi del 2017) per l’effetto congiunto dei costi connessi all’incremento dell’attività per il recupero giudiziale e per l’adozione di nuovi sistemi tecnologici.
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 133 milioni (in linea con i primi sei mesi del 2017). Dopo rettifiche su crediti per 40 milioni (verso 12,1 milioni di riprese di valore nel primo semestre 2017 legate a una posizione significativa), il risultato netto di gestione si è attestato a 93 milioni (-35,7% a/a).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 66,2 milioni (-36,1% rispetto al periodo gennaio-giugno 2017).
Sul fronte patrimoniale, a fine marzo gli impieghi e la raccolta registrano un lieve aumento rispettivamente a 8,9 miliardi (+2,1% rispetto a fine 2017) e a 7,9 miliardi (+1,2% rispetto al 31 dicembre 2017).
In termini di solidità patrimoniale, il Cet1 a fine giugno si fissa al 15,13% (15,64% a fine 2017).