La volontà di Trump di imporre nuovi dazi doganali sulle merci cinesi per 200 miliardi di dollari dalla prossima settimana, in aggiunta all’ennesimo crollo del peso argentino, impediscono agli indici principali di mettere a segno nuovi massimi storici per la quinta seduta consecutiva.
Vola il VIX in rialzo del dieci per cento a 13,50 punti.
Il bilancio della giornata contiene le perdite tra qualche decimo e mezzo punto percentuale in quello che sembra più una seduta di consolidamento che una presa di benefici dopo i forti guadagni precedenti.
Il Dow Jones lascia sul terreno mezzo punto percentuale, lo S&P 500 lo 0,4%, il Nasdaq lo 0,3% ed il Russell solo lo 0,1%.
Dieci degli undici settori dello S&P 500 hanno chiuso in perdita trainati dalle materie prime (-1,3%) e dai finanziari (-0,8%).
Tra i titoli tecnologici, Amazon supera comunque la soglia dei $2.000 per la prima volta, mentre Facebook, Apple e Netflix guadagnano un punto percentuale.
Sui mercati emergenti non si attenua la caduta delle principali divise con il peso argentino che crolla di un altro dieci per cento, ripetendo la seduta precedente, malgrado la Banca Centrale abbia alzato il tasso di sconto dal 45 al 60% per fermare l’emorragia. In difficoltà anche lira turca, real brasiliano e rand sudafricano che perdono tutte quattro punti percentuali rispetto al biglietto verde con la Banca Centrale carioca che interviene per la prima volta sul mercato dal 22 giugno.
Tra le materie prime, petrolio ancora in rialzo che sfonda la soglia dei 70 dollari al barile salendo del 1,1% a $70,25.