Banco Bpm in ripresa dopo avere toccato il 31 agosto il minimo dalla nascita del gruppo nel gennaio 2017 ed essere scivolata sotto quota 2 euro, a 1,93 euro per la precisione. Nella seduta di oggi, invece, le azioni della banca guidata da Giuseppe Castagna evidenziano una rimonta, salendo del 3,1% a 2,07 euro.
Anche per la banca di piazza Meda i movimenti del titolo sono strettamente legati all’allargamento o meno dello spread, come del resto per tutto il settore bancario tricolore.
L’istituto deteneva in portafoglio al 30 giugno 18,9 miliardi di titoli governativi italiani. Un’esposizione che è stata ridotta nel tempo, se si considera che il comparto dei bond italiani è sceso al 62,2% del totale dei titoli di Stato in portafoglio rispetto all’82,1% del dicembre 2017. Si ricorda che l’impatto della valutazione mark to market, che implica una valutazione dei titoli ai prezzi correnti di mercato, è destinato ad essere riassorbito se si tengono i titoli fino alla scadenza.
Oltre al tema dello spread, tuttavia, vi sono alcune piccole motivazioni specifiche che hanno spinto al ribasso ultimamente il titolo. Una di queste è l’intervista al socio di Carige Raffaele Mincione che ha dichiarato che Banco Bpm è una delle banche con cui vorrebbe idealmente pensare a un’aggregazione per l’istituto genovese. Un’ipotesi smentita ma che ha creato qualche timore.
La situazione dello spread e le incertezze politiche sulla definizione della finanziaria, inoltre, sono rendono un po’ più esposta a rischi di pricing la cessione del pacchetto di Npl che la banca ha ancora nella pipeline. Un portafoglio dalla grandezza non ancora definita, compresa tra i 3,5 miliardi e circa 8 miliardi, in quanto legata alle offerte che riguardano anche la piattaforma di servicing del gruppo.