Andamento a velocità diverse per gli indici americani che cercano di contenere la deriva asiatica e la debolezza dei mercati europei dell’Europa centro-settentrionale. Alla base della correzione un mix di fattori, che comprendono la solita guerra doganale inter planetaria e le difficoltà a turno di diverse valute emergenti.
Il Dow Jones ha terminato la scorsa seduta poco mosso sopra la parità (+0,1%), mentre il Nasdaq ha lasciato sul terreno oltre un punto percentuale. Più contenuta la perdita dello S&P 500 e del Russell 2000 entrambi in calo dello 0,3 per cento.
Rimbalza la volatilità con il VIX in salita del sei per cento a 13,90 punti.
Il settore tecnologico si piega in seguito all’audizione davanti al Congresso del Ceo di Twitter e della CCO di Facebook riguardo alla manipolazione dei dati durante la campagna elettorale del 2016 che riporta alla ribalta il desiderio di molti politici di mettere un freno allo strapotere dei social media. Entrambi i titoli registrano perdite significative lasciando sul terreno rispettivamente il 2,3% ed il 6,1%, mentre le quotazioni di Google e Netflix scendono al di sotto della media mobile a 50 giorni.
Seduta in rosso anche per Amazon che torna sotto i 1000 miliardi di capitalizzazione dopo i massimi toccati nella seduta del 4 settembre.
Nessuna variazione sostanziale sul mercato obbligazionario con il rendimento del decennale governativo che rimane invariato al 2,90%.
Materie prime che non recuperano le pesanti perdite della giornata precedente ed in particolare rame ed argento, mentre l’oro solo nel finale risale a di sopra dei 1.200 dollari l’oncia.
Petrolio in discesa per la seconda seduta consecutiva. L’oro nero scivola e 68,7 dollari al barile, in calo del 1,7%.
Sul mercato valutario, infine, il dollaro perde lo slancio della seduta precedente e scivola a 1,163 nei confronti della moneta unica.