Nel periodo gennaio-giugno dell’anno in corso i risultati economici aggregati delle 15 principali società del settore utility e delle rinnovabili quotate a piazza Affari sono migliorati rispetto a quelli del 1° semestre del 2017 a livello di margine operativo lordo (+3,3% a/a) e soprattutto di utile netto (+19% a/a). Alla base del progresso dell’Ebitda il maggior contributo di Big Cap come Enel, Snam e Italgas, ma anche delle ex-municipalizzate Hera, Iren e Acea e dei tre gruppi focalizzati nelle rinnovabili, cioè Alerion, Erg e Falck Renewables. Il balzo dell’utile netto aggregato è attribuibile principalmente al ritorno a un risultato netto positivo per Edison e alla crescita a doppia cifra dell’ultima riga di conto economico delle principali multi-utility. Sul fronte dello stato patrimoniale, il debito finanziario netto aggregato al 30 giugno è aumentato del 5,9% in quanto l’incremento del passivo del colosso elettrico italiano è stato solo parzialmente compensato dalla riduzione della stessa voce di A2A, Italgas, ma anche di Ascopiave.
EBITDA – Il margine operativo lordo complessivo del settore utility e delle rinnovabili nel periodo in esame è aumentato del 3,3% su base annua, a fronte di ricavi in progresso dell’1% rispetto al primo semestre del 2017. A sostenere la redditività operativa del comparto l’entrata in esercizio delle infrastrutture realizzate con gli investimenti effettuati negli scorsi anni, mentre nel business liberalizzato della generazione elettrica i margini hanno beneficiato, soprattutto nel caso di Enel, dell’incremento dei prezzi elettrici sul mercato all’ingrosso (+4,9% su base annua), del balzo dell’output idroelettrico (+36,5% su base annua). In presenza di ritorni sostanzialmente invariati rispetto al 1° semestre del 2017, il contenimento dei costi operativi ha consentito ai gruppi attivi in business regolati un aumento dell’Ebitda in presenza di un leggero rialzo dei ricavi.
Passando all’analisi dell’andamento della gestione caratteristica prima degli ammortamenti dei singoli gruppi, è necessario ricordare che l’Ebitda consolidato di Enel rappresenta il 59,7% del margine operativo lordo aggregato del settore. Nel 1° semestre del 2018 il gruppo guidato da Francesco Starace ha registrato un margine operativo lordo pari a 7,86 miliardi, in crescita del 2,3% su base annua, grazie al miglioramento dei margini conseguiti nei mercati finali in Spagna e Romania, ma anche per effetto della riduzione dei costi operativi e dei costi di approvvigionamento di energia, senza dimenticare la capitalizzazione dei costi per l’acquisizione dei clienti a seguito dell’applicazione, a decorrere dallo scorso 1° gennaio, del principio IFRS 15. Da segnalare poi il miglioramento dei margini conseguiti nella generazione da fonti rinnovabili in Italia e Spagna, oltre a un aumento dei prezzi medi di vendita e al miglioramento dei margini nella distribuzione in Argentina e Spagna per effetto degli aumenti tariffari.
Escludendo Enel, il margine operativo lordo aggregato del 1° semestre del 2018 è aumentato del 4,7% su base annua sulla scia dei dati positivi riportati dai due colossi dei business regolati. In particolare, Snam ha registrato nel periodo gennaio–giugno dell’anno in corso un incremento dell’Ebitda del 2,8% su base annua, riflettendo l’incremento della componente trasporto (+5% su base annua) che ha compensato la flessione del margine operativo lordo registrata nel business della rigassificazione e soprattutto in quello dello stoccaggio. Senza dimenticare che la voce Corporate e altre attività e passata a un valore negativo di 7 milioni rispetto a un dato positivo di 6 milioni nel 1° semestre del 2017. II margine operativo lordo di Terna, è salito del 2,5 per cento. Sempre nell’ambito delle infrastrutture energetiche, l’Ebitda di Italgas è cresciuto dell’8,7% su base annua, grazie al mix costituito da maggiori ricavi e da minori costi operativi, con quest’ultimi che riflettono minori costi esterni connessi al contratto di servizio con Snam (-5,3 milioni), gli accantonamenti netti ai fondi rischi e spese future (-1 milione), le spese nette relative ai Titoli di Efficienza Energetica (-4,9 milioni), ma anche un maggior costo lavoro (+7,6 milioni).
Con riferimento alle ex-municipalizzate, numeri in calo a livello di Ebitda sono stati resi noti da Ascopiave (-2,5% su base annua), mentre ha fatto meglio del periodo gennaio – giugno dello scorso anno A2A, con il margine operativo lordo in crescita del 3,1% su base annua grazie al contributo delle società acquisite nella seconda parte del 2017 e nella prima metà del 2018 (quantificabile in circa 10 milioni), ma anche della forte crescita organica registrata nella BU Generazione.
Positivo anche il 1° semestre del 2018 di Hera (+3,5% su base annua) che ha beneficiato del maggior contributo del business del gas (incremento dei volumi venduti e più alta marginalità nell’attività di vendita e trading), di quello ambientale e della divisione ciclo idrico integrato che hanno più che compensato la flessione su base tendenziale del margine operativo lordo del settore energia elettrica.
Nelle rinnovabili spicca l’incremento del 27,2% e del 27,1% su base annua dal margine operativo lordo registrato da Alerion Clean Power e Falck Renewables nel periodo gennaio-giugno dell’anno in corso. Nel dettaglio, il gruppo guidato da Josef Gostner ha beneficiato di un ulteriore contenimento dei costi operativi. Un risultato ancora più significativo se si considera l’avvio dell’attività di sviluppo eolico in Italia e all’estero ed il consolidamento di tre nuove società titolari di impianti eolici in costruzione. Si segnala che questo risultato incorpora il risultato delle società in joint-venture per 1,5 milioni in sostanziale continuità con il 1° semestre 2017.
L’Ebitda di Falck Renewables ha, invece, beneficiato principalmente della maggiore redditività del settore eolico (+21,3% a/a), WTE e biomasse (+62,9% su base annua) e fotovoltaico (+67,5% su base annua). Il dato del margine operativo lordo del 1° semestre del 2018 include un effetto non ricorrente pari a 7,1 milioni. Bene anche Erg, il cui margine operativo lordo è aumentato del 7,2% su base annua.
RISULTATO NETTO – Il dato aggregato è balzato del 19% su base annua (+30,8% su base annua escludendo il contributo di Enel) grazie soprattutto alla buona performance operativa, oltre che ai più bassi oneri finanziari.
A livello di singoli gruppi, Enel ha chiuso il periodo in esame con un utile netto di 2,02 miliardi, in progresso del 9,4% su base annua. Tale andamento riflette i minori oneri finanziari netti, in particolare per i minori interessi passivi sui prestiti obbligazionari, principalmente attribuibile all’efficiente gestione delle passività finanziarie e il minor carico fiscale in Italia, soprattutto per la rilevazione delle imposte anticipate connesse alle perdite pregresse di 3SUN, resa possibile dalla fusione della società in Enel Green Power S.p.A. con decorrenza 1° gennaio 2018.
Nei business regolati è da segnalare l’incremento, pari al +8% su base annua, della bottom line di Italgas nonostante il balzo degli oneri finanziari netti, i minori proventi netti su partecipazioni e le maggiori imposte sul reddito dovute principalmente all’incremento della base imponibile del periodo.
In aumento del 3,8% su base annua l’utile netto di Snam, in quanto l’aumento dell’Ebit unitamente ai minori oneri finanziari netti, che beneficiano di una riduzione del costo medio del debito, solo in parte compensata dal maggior indebitamento medio di periodo, è stato parzialmente assorbito dalle maggiori imposte sul reddito, riconducibili principalmente al maggior utile prima delle imposte.
Passando alle ex-municipalizzate, l’utile netto di Hera è cresciuto del 12,1% a 158,1 milioni. Risultati che a fronte di un tax rate ridotto al 30,7% dal precedente 31,6%, beneficiano dell’ impegno dei vertici del gruppo nel cogliere le opportunità fiscali in materia di ammortamenti in relazione ai consistenti investimenti effettuati in chiave Utility 4.0, oltre che al credito d’imposta per ricerca e sviluppo e alla consuntivazione d i benefici già acquisiti, nonché a 4,8 milioni legati a plusvalenze da cessione partecipazioni.
Balzo del risultato netto per Acea (+38% su base annua) e ancora più sostenuto per A2A (+70,1% su base annua). Notizie decisamente positive a livello di ultima riga di conto economico pure per Iren (+29,2% su base annua a 187,2 milioni).
Da segnalare il ritorno all’utile netto di Edison, pari a 62 milioni, rispetto a un rosso di 140 milioni dello stesso periodo del 2017, anche grazie al dimezzamento degli oneri finanziari netti che hanno beneficiato della riduzione del costo del debito e del venir meno delle perdite registrate sui cambi. Si ricorda che il risultato prima delle imposte dello scorso anno includeva la svalutazione per 55 milioni delle partecipazioni, poi cedute, nella società Infrastrutture Trasporto Gas e in Terminale GNL Adriatico.
INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO – Alla fine dello scorso giugno l’importo aggregato delle 15 società analizzate è aumentato del 5,9% rispetto a fine 2017. Per quanto riguarda Enel, che pesa per poco più del 53% sull’aggregato totale, la posizione finanziaria netta negativa ha evidenziato un incremento dell’11,2% a 41,59 miliardi. Incremento riconducibile al fabbisogno generato dall’acquisizione della partecipazione di controllo nella società brasiliana Eletropaulo, dall’esito positivo dell’OPA lanciata sulle azioni detenute dai soci di minoranza di Enel Generación Chile (promossa nell’ambito del processo di riorganizzazione delle partecipazioni societarie del Gruppo in Cile), dagli investimenti del periodo e dal pagamento dell’acconto sul dividendo relativo all’esercizio 2017 (pari a 0,105 euro per azione, per un importo complessivo di 1,07 miliardi), deliberato dal Consiglio di Amministrazione l’8 novembre 2017.
In riduzione, invece, il passivo finanziario netto di A2A (-196 milioni, pari al -6,1%) beneficiando di una generazione di cassa netta che è stata positiva per 196 milioni e dopo investimenti per 187 milioni e il pagamento di dividendi per 180 milioni.
Calo dell’indebitamento finanziario netto anche per Snam (-129 milioni, pari al -1,1%), grazie al positivo flusso di cassa netto da attività operativa per 1,53 miliardi solo parzialmente assorbito dal pagamento agli azionisti del dividendo 2017 (731 milioni, di cui 294 milioni di euro a titolo di acconto e 437 milioni a titolo di saldo) e dall’acquisto di azioni proprie (183 milioni di euro).
In diminuzione infine il passivo finanziario netto di Italgas (-129 milioni, pari al -3,5%), grazie al flusso di cassa netto da attività operativa per 647,3 milioni, che è stato solo parzialmente assorbito da attività di investimento per 346,9 milioni e attività di finanziamento per 210,4 milioni.