Secondo il finanziare basato a Londra il suo gruppo ha ancora la possibilità di affermarsi nella contesa. In tal caso il programma è il risanamento della banca e poi la ricerca di un partner. Attualmente, secondo i dati ufficiali, a Malacalza fa capo circa il 24% del capitale, mentre il patto riunisce il 15,2 per cento. Gli acquisti per rafforzare le proprie posizioni potranno essere effettuati fino al giorno 11 settembre. In questo mese è finora passato di mano circa l’1,9% del capitale.
Raffaele Mincione, a capo della cordata che contende al gruppo Malacalza il controllo di Carige, è convinto che la battaglia per l’elezione del cda dovrà andare alla conta dei voti per stabilire quale sarà la parte vincente. Per il momento è infatti difficile capire il vero peso dei due schieramenti, per lo meno questo è quello che lascia intendere il finanziere basato a Londra.
Rispetto a quanto dichiarato ufficialmente, la Malacalza Investimenti è salita durante il mese di agosto a circa il 24 per cento. La quota di capitale a capo del patto che riunisce Mincione a Gabriele Volpi e Aldo Spinelli è invece pari al 15,2 per cento. Secondo alcune fonti si stampa, tuttavia, anche questo schieramento avrebbe incrementato la propria partecipazione arrivando a circa il 20 per cento. Il patto è poi appoggiato dai piccoli azionisti che detengono lo 0,7 per cento.
Nel corso del mese di agosto gli scambi sui titoli Carige sono stati pari a circa il 15% del capitale, di cui il 3,6% acquistato da Malacalza. Nei primi giorni di settembre, invece, è passata di mano una quota corrispondente a circa l’1,9% del capitale.
Gli acquisti per poter partecipare al voto dell’assemblea del 20 settembre dovranno essere effettuati entro il giorno 11 settembre (record date per registrare le azioni da portare in assemblea).
A complicare la situazione vi è poi il ricorso in Tribunale da parte della Malacalza investimenti per escludere la lista concorrente dal voto, in quanto avrebbe effettuato acquisti di azioni di concerto senza le previe autorizzazioni. Un ricorso che potrebbe trovare risposta in tempi più lunghi di quanto manca all’assemblea.
“E’ la tipica intimidazione di chi ha paura di perdere e cerca di non giocare la partita”, ha commentato Mincione in un’intervista, “è noto che l’accordo con Volpi e Spinelli è stato raggiunto all’ultimo momento. Inoltre non c’è modo e luogo degli acquisti di concerto e la Consob, che monitora la situazione, è a conoscenza degli acquisti fatti sul mercato. Nella comparsa di costituzione gli avvocati dimostreranno quello che sto dicendo”.
Quindi Mincione si dice fiducioso che: “Si andrà alla conta e se vincerà la mia lista, come auspico, andremo avanti per il rilancio di Carige anche a maggioranza”.
La sua ricetta per il risanamento prevede che “Carige vada risanata e poi venduta. Va trovato un partner che può essere diverso da Banco Bpm e Ubi, ma è necessario prima riequilibrare gli indici patrimoniali visto che la Bce li ritiene insufficienti”. Per questo “bisogna procedere con la dismissione di asset e l’emissione di un bond subordinato, come segnalato dall’Ssm, tra 200 e 300 milioni. Fatto questo si può affidare un mandato all’advisor per avviare il processo”.
Quanto alla possibilità di un nuovo aumento di capitale, Mincione ritiene che “non necessariamente” ciò avverrà.
Intanto intorno alle 11:00 a Piazza Affari le azioni della banca genovese segnano oggi un +1,1% a 0,0088 euro.