Mercati – Nessuna sorpresa dalla Bce, dollaro in calo dopo inflazione Usa

Le Borse del Vecchio Continente proseguono contrastate dopo le riunioni delle banche centrali e le parole del presidente Mario Draghi. Intorno alle 16:00 il Ftse Mib di Milano viaggia sulla parità, mentre flette il Ftse 100 di Londra (-0,35%) e avanzano leggermente il Dax di Francoforte (+0,3%), il Cac 40 di Parigi (+0,2%) e l’Ibex 35 di Madrid (+0,6%). Avvio in rialzo di oltre mezzo punto percentuale per Wall Street, dopo che il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, ha proposto un nuovo round di trattative per stemperare le tensioni commerciali fra Usa e Cina.

Oggi però l’attenzione degli operatori era rivolta soprattutto alla riunione dell’Eurotower che, come atteso, ha confermato i tassi sui livelli attuali e la guidance sull’uscita dal Quantitative easing, con la riduzione degli acquisti mensili di bond a 15 miliardi a partire da ottobre e la fine del programma il 31 dicembre. Nessuna novità sul primo rialzo dei tassi, che verranno mantenuti invariati almeno fino all’estate del 2019. La Bce ha inoltre abbassato le stime sul Pil 2018 e 2019, rispettivamente a +2% e +1,8% (da +2,1% e +1,9%), invariata la previsione per il 2020 (+1,7%). Immutate pure le proiezioni sui prezzi al consumo dell’Eurozona, viste in crescita dell’1,7% annuo fino al 2020.

Il numero uno dell’istituto centrale, Mario Draghi, ha affermato che “nonostante qualche moderazione dopo un forte 2017, gli ultimi indicatori in generale confermano la crescita”, ribadendo nel contempo che “un ampio grado accomodamento monetario è ancora necessario per sostenere l’ulteriore aumento delle pressioni sui prezzi interni e l’andamento dell’inflazione a medio termine”. Il direttivo è fiducioso che la politica monetaria attuale sia coerente con l’obiettivo e pertanto rimarrà ampiamente accomodante anche dopo fine del Qe.

Nel frattempo, le incertezze legate al “crescente protezionismo, la volatilità nei mercati emergenti e la volatilità nei mercati finanziari hanno acquisito maggiore rilievo” ma i rischi per la crescita sono ancora “ampiamente bilanciati”. Infine, Draghi ha spronato i Paesi con debito pubblico elevato ad accelerare l’attuazione delle riforme strutturali per “consolidare la capacità di tenuta, ridurre la disoccupazione strutturale e rafforzare la produttività e il potenziale di crescita dell’area”.

In giornata si sono riunite anche la Bank of England, che ha mantenuto invariato il costo del denaro, e la banca centrale turca, che ha alzato a sorpresa i tassi fino al 24% (contro il 21% previsto), nonostante la richiesta del presidente Erdogan di ridurre i costi di indebitamento.

Sul Forex, nel frattempo, il dollaro arretra dopo i dati sull’inflazione di agosto inferiori alle attese (+0,2% su mese, +2,7% su anno). Euro e sterlina risalgono rispettivamente in area 1,17 e 1,311 mentre la lira turca porta il cambio con la valuta americana a 6,17 dopo le delibere della banca centrale.

Sull’obbligazionario lo spread Btp-Bund torna sui livelli della vigilia, annullando il rialzo della mattinata, dopo le aste di titoli di Stato a tre, sette e trent’anni e le parole di Draghi, nonostante le dichiarazioni del commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, che ha parlato dell’Italia come di un “problema” all’interno della zona euro e ha chiesto al governo del nostro Paese “un bilancio credibile”. Secondo i dati forniti da Bloomberg il differenziale tra Btp e Bund si attesa a 250 bp, con il rendimento del decennale italiano al 2,94 per cento.

Tra le materie prime, infine, l’oro si riporta a 1.211 dollari l’oncia, mentre rifiatano le quotazioni del greggio con Wti e Brent rispettivamente a 69,3 (-1,5%) e 79 (-0,9%) dollari al barile, dopo che l’Opec ha tagliato ieri le previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio per il 2019, citando rischi economici globali.

A Piazza Affari avanza STM (+2,3%), inn rimonta dopo sette sedute in rosso, agevolato dal lancio dei nuovi iPhone da parte di Apple, di cui è fornitore. Realizzi su SAIPEM (-4,3%), che sconta il ribasso del petrolio e le dimissioni del Chief Financial and Strategy Officer Giulio Bozzini. In coda al Ftse Mib anche CAMPARI (-2,8%), giudicata troppo cara da Exane. Ben intonate le banche e FERRARI (+1%) in scia ai giudizi positivi degli analisti sull’accordo sul Patent Box.