Ancora incertezza sugli esiti dell’assemblea di Carige, in calendario per il prossimo 20 settembre. Un’incertezza che non riguarda solamente il voto, ma anche l’esito dei ricorsi ed esposti incrociati presentati dai due schieramenti in campo, il gruppo Malacalza e la cordata che ruota attorno al finanziare Raffaele Mincione. A due giorni dall’appuntamento sulla votazione non sono quindi ancora stati chiariti i nodi giuridici che vincolano la battaglia.
Ma vediamo con ordine quali sono i nodi da sciogliere. Innanzitutto il Tribunale di Genova dovrà pronunciarsi tra oggi e domani sul ricorso presentato da Vittorio Malacalza per inibire la candidatura della lista del patto, in quanto non avrebbe ottenuto l’autorizzazione da parte della Vigilanza a superare la soglia del 10 per cento. Il patto, infatti, riunisce la partecipazione di Mincione (5,4%), di Gabriele Volpi (9,1%) e Aldo Spinelli (0,7%) arrivando al 15,2% del capitale.
Sulla questione è intervenuta anche Bankitalia sostenendo che, in mancanza di autorizzazione, la quota di capitale del patto che può partecipare al voto è sterilizzata al 9,9%, sulla quale, secondo indiscrezioni di stampa, Mincione avrebbe fatto ricorso di sospensiva al Tar.
In attesa degli sviluppi giudiziari c’è da segnalare che nonostante Malacalza si presenti con una quota del 27,5%, mentre alla cordata fa capo solo il 15,2%, le regole statutarie per l’assegnazione dei posti nel cda che prevedono una ripartizione di tipo proporzionale potrebbero dare vita a una situazione senza una netta maggioranza con un consiglio spaccato.
Intanto a Piazza Affari le azioni della banca genovese segnano un +1,1% a 0,0088 euro. Si ricorda che le azioni acquistate dopo il giorno 11 settembre, record date, non potranno partecipare all’assemblea.