Il titolo di Poste Italiane continua a essere penalizzato a Piazza Affari per i timori di un coinvolgimento della società guidata da Matteo Del Fante nel salvataggio di Alitalia. Una notizia considerata pessima dal mercato, dopo che già nel 2013 la società dei recapiti ha perso oltre 80 milioni in un tentativo non riuscito di ristrutturazione della compagnia di bandiera.
Attorno alle 12:45 le azioni Poste Italiane lasciano sul terreno l’1,4% a 6,88 euro, portando al 19% la perdita del titolo dal massimo dell’anno di 8,2 euro del 15 maggio. Un calo legato anche ad altri fattori, quali l’andamento dello spread che ha coinvolto i titoli finanziari tricolore, ma anche alcune incertezze mostrate dall’Ad nella realizzazione del piano.
Certo se il manager che ha preso le redini del gruppo da poco meno di due anni non saprà arginare le richieste di un proprio intervento, come invece fatto da Eni che ha smentito un proprio coinvolgimento nel piano del Governo, per gli azionisti di minoranza potrebbe essere un tradimento, visto che il business dei trasporti aerei non ha nulla a che vedere con l’attività dei recapiti e del risparmio.
Attualmente infatti il 35,74% del capitale di Poste Italiane è detenuto dagli investitori finanziari, il ministero dell’Economia detiene il 29,26% del capitale, mentre il 35% fa capo alla Cdp, che non potrebbe partecipare al capitale di una società in perdita.
Il piano, sul quale sarebbe stata trovata un’intesa di massima a livello politico, prevede la costituzione di una newco alla quale parteciperebbero anche le Ferrovie dello Stato e Poste Italiane e nella quale confluiranno gli aerei di proprietà, i contratti per quelli di leasing e per la manutenzione appena riportata in house, e il 25% del programma MilleMiglia. Il secondo passaggio sarebbe poi la ricerca di un socio industriale, step non del tutto semplice visto che la ricerca finora non ha portato frutti.
L’azionariato di Poste Italiane