Obbligazioni – Le parole di Conte e i tweet di Trump

Nella giornata di ieri, contrassegnata da due fatti di rilievo, il raggiungimento del nuovo massimo storico di Wall Street e la rottura verso l’alto del cambio del dollaro, si incrociano due stili di comunicazione molto differenti.

Da una parte il premier italiano Giuseppe Conte che nella conferenza stampa al termine di un inconcludente summit europeo sull’immigrazione ha speso parole rassicuranti sulle prossime scelte del Governo che dovrebbero rincalzare le pressioni esterne ieri giunte anche da parte dell’Ocse, dall’altra il presidente americano Donald Trump che predilige toni accesi nella messaggistica dei tweet con cui manda avvertimenti palesi all’Opec sulla direzione che deve essere assunta da parte del prezzo della più rilevante materia prima.

È naturale che il diverso stile di comunicazione riflette il più che differente potere negoziale dei Paesi di riferimento.

Il risultato, al momento, è stato quello di Btp il cui rendimento è risalito in termini assoluti e relativi rispetto ai benchmark core europei, e di un dollaro che, come si era preventivato, ha puntato con decisione verso 1,18 contro euro.

Questa tendenza si riconferma nella mattinata di oggi con livelli di poco diversi rispetto alle chiusure precedenti. I rendimenti dei titoli italiani rimontano di qualche centesimo lungo l’intera curva e parallelamente lo spread contro i principali peer (i titoli di confronto) al momento immobili.

Lo stesso può dirsi su T-bond e corporate high-yield, con il primo ormai decisamente arroccato sul 3,10% in attesa di conoscere se la previsione di un rialzo di un quarto di punto (25 punti base) dei tassi ufficiali verrà, come probabile, confermata il prossimo mercoledì.