Altra giornata nera per Carige a Piazza Affari. Intorno alle 11:45 le azioni cedono il 4% a 0,0072 euro, finendo in asta di volatilità. Ieri avevano lasciato sul terreno il 10,7%, dopo che era stato scambiato poco meno del 3% del capitale.
Il titolo continua ad essere penalizzato dall’eventualità che potrebbe essere necessario un nuovo aumento di capitale per mettere in sicurezza l’istituto. Ipotesi che era stata smentita a caldo da Mattia Malacalza: “È un po’ presto per parlare di aumento di capitale”.
La questione più impellente che il nuovo board deve affrontare riguarda la predisposizione di un nuovo piano di conservazione del capitale da presentare alla Bce entro il prossimo 30 novembre, dopo la bocciatura definitiva arrivata dalla stessa Eurotower di quello attuale. I requisiti patrimoniali dovranno essere ripristinati entro il 31 dicembre 2018.
Ieri l’istituto, tramite una nota, aveva sottolineato che “metterà a punto un organico piano operativo e strategico nei tempi richiesti. Il nuovo management è impegnato a garantire il puntuale rispetto dei requisiti patrimoniali con particolare riferimento al fabbisogno di capitale secondario”. Il piano potrebbe includere l’emissione di un bond subordinato (i rumor indicano un importo di 200 milioni) che potrebbe essere sottoscritto in parte dalla famiglia Malacalza, nonché la cessione di alcuni asset non strategici, dossier che dovranno essere ripresi in mano dai nuovi vertici.
Il comunicato emesso ricorda che “il Cet1 ratio phased-in al 30 giugno 2018 è pari all’11,9%, superiore quindi sia al limite regolamentare del 9,625%, sia alla soglia suggerita, inclusiva della guidance, dell’11,175% e che il Total Capital ratio phased-in al 30 giugno 2018 si attesta al 12%, circa 120 bps al di sotto della soglia Srep 2018 (13,125%)”.