L’assemblea dei partecipanti al patto di sindacato di Mediobanca, riunitasi oggi sotto la presidenza di Angelo Casò, ha preso atto delle disdette anticipate, con efficacia dal 1° gennaio 2019, da parte di Financière du Perguet (per 69,7 milioni di azioni, pari al 7,86% del capitale) e di Italmobiliare (per 8,7 milioni di azioni, 0,98% del capitale).
Per effetto di tali disdette la percentuale vincolata risulterà, alla scadenza del 31 dicembre 2018, pari al 19,63%, inferiore alla soglia minima del 25% prevista dall’accordo. Nell’attuale versione una clausola prevede che l’accordo rimanga in vigore sino alla scadenza ultima (31.12.2019) tra i partecipanti che rappresentino almeno il 25% del capitale di Mediobanca.
L’assemblea, pertanto, ha affidato al comitato il compito di sondare l’interesse dei partecipanti ad individuare alternative alla pura decadenza a fine anno dell’attuale accordo.
Secondo rumor di stampa, il presidente Casò sonderà l’eventuale disponibilità degli altri membri a costituire un nuovo patto, con scadenza nel 2020, a cui faccia capo circa il 20% del capitale. Qualora si propendesse per lo scioglimento del patto, l’istituto accelererebbe ulteriormente il suo percorso di trasformazione in public company a tutti gli effetti, già in atto considerando il peso prevalente assunto dagli investitori istituzionali nell’azionariato (oltre il 40%).
Sulla questione è intervenuto Giuseppe Lucchini, imprenditore che al suddetto patto ha apportato lo 0,38% del capitale dell’istituto di Piazzetta Cuccia tramite Sinpar, riportando alla stampa: “Non ci sono state altre comunicazioni di soci sull’eventuale uscita dall’accordo. Non sono state per ora calendarizzate altre riunioni. Abbiamo preso atto della lettera inviata da Vincent Bolloré, da qui a fine anno si decide che cosa fare”.
Intorno alle 14:40 a Piazza Affari il titolo segna un calo dell’1,6% a 9,11 euro, mentre l’indice di settore arretra del 2,2 per cento.