Si profila un radicale cambiamento nella struttura di controllo di Mediobanca. Lo storico patto di sindacato, presente nell’azionariato della banca fin dalla quotazione avvenuta nel 1956, è destinato a sciogliersi.
Questo dopo che tra lo scorso martedì e questa mattina Italmobiliare (che al patto apportava lo 0,98%) e, soprattutto, il gruppo Bolloré (che nell’accordo aveva fatto confluire il 7,86% facendone il secondo azionista) hanno deciso di sfruttare la finestra di disdetta anticipata in scadenza il prossimo 30 settembre per uscire dall’intesa a fine anno.
Con queste due uscite al patto farà capo il 19,63% del capitale dal 28,47% rappresentato fino ad oggi. Una clausola prevede che “l’accordo rimarrà in vigore sino alla scadenza ultima (31.12.2019) tra i partecipanti che rappresentino almeno il 25% del capitale di Mediobanca”. Ora gli altri soci rimasti avranno circa tre mesi per consultarsi e decidere se trovare un nuovo assetto. Proprio oggi si tiene l’assemblea annuale dei soci del patto ed è probabile che si cominci ad esaminare la situazione.
Qualche settimana fa sembrava certa l’uscita di UniCredit (primo socio del patto in cui ha apportato il proprio 8,42%), mentre alla fine l’Ad Jean Pierre Mustier ha deciso di restare. Nello scorso agosto erano circolati rumor sulla possibilità di rivedere il patto e concentrarlo sul 20% del capitale nel caso UniCredit si fosse fatta da parte e su cui anche lo stesso Bolloré avrebbe dato l’assenso.
Il patto si pone l’obiettivo di assicurare la stabilità dell’assetto azionario, anche se il suo peso è andato progressivamente scendendo nel corso degli anni. Solo negli ultimi undici anni la quota del capitale riferita al patto è passato da circa il 50% al 28,5%, prima delle suddette disdette. Al contempo, è cresciuta in misura esponenziale la rappresentatività degli investitori istituzionali, che ad oggi detengono oltre il 40% del capitale. Di fatto, la banca di piazzetta Cuccia si avvia a diventare una public company.
In una situazione del genere l’istituto potrebbe diventare oggetto di un potenziale interesse di altri operatori, considerando anche che chiunque esca dal patto può anche decidere di cedere tutto o parte del proprio pacchetto. L’eventuale contendibilità di Mediobanca apre scenari che toccano il cuore della finanza italiana visto che l’istituto di piazzetta Cuccia è il primo azionista del gruppo Generali con una quota del 13%, per la quale è prevista una riduzione al 10% dal 2019.
Nell’immagine seguente la composizione del patto di sindacato di Mediobanca prima delle disdette annunciate.