Intorno alle 12:25 Milano resta in coda alle Borse europee, con il Ftse Mib in calo dell’1,4% in attesa della presentazione della nota di aggiornamento del Def. Poco sopra la parità il Ftse 100 di Londra (+0,2%), deboli gli altri listini continentali Dax di Francoforte (-0,2%), Cac 40 di Parigi (-0,1%) e Ibex 35 di Madrid (-0,6%). Contrastati i futures di Wall Street, che puntano verso un’apertura incerta.
Il tutto all’indomani della riunione della Federal Reserve che ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base e ha sostanzialmente confermato un altro rialzo a dicembre e tre strette monetarie nel 2019. Rimosso dal comunicato il riferimento alla politica monetaria “accomodante”, in quanto ritenuto ormai superfluo.
In mattinata è stato diffuso il bollettino della Bce con le nuove stime sul Pil 2018 e 2019, rispettivamente a +2% e +1,8% (da +2,1% e +1,9%), mentre è invariata la previsione per il 2020 (+1,7%). La riduzione per i primi due anni è riconducibile al contributo lievemente inferiore della domanda estera mentre la crescita resta sostenuta soprattutto dall’aumento di consumi privati e investimenti.
Nel frattempo, però, la fiducia economica dell’area euro ha fatto segnare un calo per il nono mese consecutivo, la peggior striscia negativa dal 2011, a causa dell’incertezza politica e della minaccia del protezionismo che gettano ombre sul futuro. Nel pomeriggio sono attesi i numeri sull’inflazione di settembre in Germania, il Pil statunitense del secondo trimestre, scorte all’ingrosso e ordini di beni durevoli in Usa.
Sul Forex il dollaro guadagna terreno nei confronti della moneta unica, con l’EUR/USD in flessione a 1,17, e sulla sterlina, in calo a 1,313. Fra le materie prime tornano a salire le quotazioni del petrolio, con Wti e Brent rispettivamente a 72,2 e 81,2 dollari al barile, dopo che il segretario americano all’Energia, Rick Perry, ha affermato che le scorte non verranno rilasciate per espandere l’offerta globale.
In Italia il focus è ancora sugli ultimi dettagli relativi alla nota di aggiornamento del Def, in cui verrà stabilito l’obiettivo sul deficit per il prossimo anno. La tensione all’interno della maggioranza di governo sui saldi di bilancio 2019 tiene sotto pressione i titoli di Stato italiani, con il rendimento del Btp decennale salito fin sopra il 3 per cento.
Ad alimentare le vendite sui governativi è in particolare lo scontro fra il tandem Lega-M5s che spinge per un rapporto deficit/Pil fino al 2,4% e il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che non vuole superare per lo stesso ratio l’1,6% per non mettere a rischio la riduzione strutturale del debito pubblico italiano. Smentite le indiscrezioni sulle possibili dimissioni del Ministro. Al momento il Btp a 10 anni è in area 2,92% (+7 punti base rispetto ai ieri), con un spread rispetto al Bund tedesco a 242 punti (+9 punti).
Tornando a Piazza Affari, le tensioni sulla manovra penalizzano in particolare i bancari con UBI (-3,6%), INTESA (-2,9%), BANCO BPM (-2,9%), UNICREDIT (-2,9%), e BPER (-2,6%) in fondo al Ftse Mib. In calo anche MEDIOBANCA (-2%) dopo l’uscita del gruppo Bollorè dal patto di sindacato dei soci storici. Male anche STM (-2,6%) in scia ad un downgrade del peer AMS da parte di Ubs, in controtendenza LUXOTTICA (+0,9%).