Ieri sera il Consiglio di amministrazione del gruppo guidato da Luciano Orsini ha approvato i conti relativi al periodo gennaio-giugno dell’esercizio in corso.
I dati del 1° semestre 2018 non risultano confrontabili con quelli dello stesso periodo dello scorso esercizio, a seguito del cambiamento registrato all’interno degli assetti proprietari della società nel corso degli ultimi dodici mesi. Dopo il conferimento integrale di Seri Industrial in K.R.Energy, effettuato lo scorso giugno, il gruppo ha spostato quasi completamente la propria operatività dal settore delle rinnovabili (Ramo Energy Solutions) verso la produzione e commercializzazione di accumulatori elettrici (Ramo Industrial).
Nel periodo in esame, il valore della produzione è stato pari a 74,3 milioni di euro, con i ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a 60,2 milioni. Questa voce fa riferimento per il 45,7% e per il 40% rispettivamente al settore degli accumulatori elettrici (27,5 milioni) e al settore dello stampaggio da materiali plastici (24,6 milioni). Il settore del recupero materiali plastici (5,7 milioni) copre, invece, il 9,6% dei ricavi totali, mentre il fatturato riveniente dalla progettazione e realizzazione degli impianti ammonta a 1,4 milioni. Senza dimenticare che il gruppo ha realizzato solamente l’1,2% del proprio giro d’affari tramite la produzione di energia.
A livello di margini operativi, l’Ebitda si è attestato a 10,5 milioni, contro una perdita di circa 1 milione nello stesso periodo del 2017 mentre l’Ebit risulta pari a 7,1 milioni (risultato operativo negativo di 1,4 milioni nel 1H17).
Il conto economico di K.R. Energy nel 1° semestre del 2018 si è chiuso infine con un risultato netto di gruppo positivo per 3,7 milioni, contro la perdita di circa 1,6 milioni del 1° semestre 2017.
Sul fronte dello patrimoniale al 30 giugno 2018, l’indebitamento finanziario netto consolidato delle attività in esercizio è stato pari a 42,7 milioni, in aumento di 13,9 milioni rispetto a fine dicembre 2017. L’indebitamento finanziario netto riferito invece alle attività in corso di dismissione si riduce di 2,3 milioni, raggiungendo quota 20,4 milioni.