La procedura per la cessione del pacchetto da 3,5 miliardi di crediti in sofferenza di Banco Bpm, estendibile fino a 9 miliardi, sta proseguendo senza interruzioni nonostante la bufera sullo spread. Il processo prevede la fine della due diligence da parte delle tre cordate interessate che dovrebbero presentare le proprie proposte entro il mese di novembre, per arrivare a cavallo di fine anno a definire la cessione. Che dovrebbe essere terminata in ogni caso entro la prima metà del 2019.
Chiaramente la soluzione che sarà scelta dipenderà dalla congruità delle offerte, che non dipendono solo dalla qualità del portafoglio in vendita ma anche dall’andamento dei tassi, una variabile al di fuori dal controllo della banca stessa.
Secondo alcune indiscrezioni di stampa, la cordata formata da TPG, Christofferson Robb &C, Davidson Kempner e Prelios sarebbe pronta a offrire per un pacchetto da 3,5 miliardi, come previsto inizialmente, mentre le altre due sarebbero interessate anche alla piattaforma che Banco Bpm sarebbe disposta a mettere sul mercato solo nel caso in cui la proposta si estendesse un ammontare delle sofferenze di circa 9 miliardi, cifra vicina al totale ammontare degli Npl pari al 30 giugno a 10,8 miliardi.
Dal punto di vista degli impatti patrimoniali derivanti dalle due differenti opzioni, le coperture attuali del portafoglio dovrebbero essere in linea con i prezzi attesi dal mercato per il portafoglio da 3,5 miliardi, mentre se l’ammontare fosse superiore la banca potrebbe decidere di procedere a operazioni straordinarie per rafforzare gli indici.
Intanto a Piazza Affari intorno alle 11:15 le azioni di Banco Bpm lasciano sul terreno il 3,5% a 1,92 euro, dopo avere toccato il minimo di 1,9 attorno alle 9:30 per poi recuperare, in una seduta dominata dagli effetti dell’allargamento dello spread.