Nell’asta per le frequenze 5G Tim si è aggiudicata un blocco a 3700 MHz per 80 MHz totali (con 1.694 milioni) e un blocco a 26 GHz per 200 MHz totali (con 33 milioni), che vanno ad aggiungersi ai due blocchi a 700 MHz già vinti. L’investimento complessivo di Tim ammonta a 2.407 milioni e costituisce il risultato migliore raggiunto da qualsiasi altra società in gara, sia per ampiezza di banda ottenuta che per impegno economico messo in campo. Tutte le frequenze hanno caratteristiche diverse e complementari in termini di copertura, penetrazione e capacità e saranno disponibili fino al 2037.
Tim sfrutterà da subito i blocchi 5G a più alta frequenza (i 3700 MHz e 26 GHz), in sinergia con le frequenze già proprie e facendo leva sulle sperimentazioni già in corso a Torino, Bari e Matera e nella Repubblica di San Marino. La banda 3700 MHz, già utilizzata per la sperimentazione avviata a inizio anno, è disponibile da subito; dal 2019 sarà disponibile la banda millimetrica 26 GHz, già “5G-ready” e utilizzata per rodare i primi servizi 5G. Le frequenze a 700 MHz, disponibili a partire dal 2022, serviranno a rafforzare la copertura UBB su tutto il territorio, anche indoor, con l’implementazione della tecnologia 5G.
La disponibilità delle frequenze 5G darà ulteriore impulso allo sviluppo delle reti di nuova generazione di TIM nel Paese, dove la copertura ultrabroadband mobile 4G di Tim raggiunge oggi oltre il 98% della popolazione e quella in banda ultralarga fissa l’80% delle abitazioni in tecnologia Fttc e Ftth.
In relazione al pagamento delle frequenze, il Governo ha stabilito nella legge di bilancio del 2017 che gli incassi avverranno prioritariamente con gli introiti derivanti dalle frequenze 3.6-3.8 e 26.5-27.5. Per l’anno in corso il Governo ha identificato, in relazione all’asta 5G, un incasso da parte di tutti gli operatori di 1.250 milioni, per il 2019 di 50 milioni, per il 2020 di 300 milioni, per il 2021 di 150 milioni e la restante eccedenza nel 2022. Per il Gruppo Tim, l’esborso per cassa stimato preliminarmente e, quindi, l’impatto sulla posizione finanziaria netta nel 2018 sarà di circa 480 milioni.